Settembre smentisce la sua tradizione inflattiva, con il reparto enologico che frena a +6,3% annuo, contro il 6,7% di agosto. In controtendenza solo gli spumanti
Settembre, mese tradizionalmente inflattivo, porta indietro a sorpresa la lancetta dei prezzi al consumo, con uno 0,5% di riduzione su base mensile e con un tendenziale che dopo quattro mesi di crescita inverte il percorso e decelera all’1,4%, dal +1,6% di agosto.
Solidale con la dinamica più “fredda” dell’inflazione il reparto beverage, relativamente agli alcolici, con il 4,5% di aumento certificato dall’Istat a settembre che lima di un altro decimo di punto la dinamica tendenziale di agosto, già in calo rispetto al mese di luglio.
Un’evidenza, quella degli alcolici, di chiara impronta enologica, dato che i prezzi al consumo dei vini hanno ritracciato in 30 giorni di 4 decimi di punto, frenando al +6,3% annuo, contro il 6,7% di agosto.
Da rilevare che in questo contesto disinflazionistico dei vini, che rispecchia le dinamiche provenienti dai primi stadi di formazione dei prezzi, si muovono in controtendenza sia spirits che birre, entrambi in accelerazione al +3,7 e allo 0,5% (il confronto è con i livelli del settembre 2017), dal +3,3 e 0,4% di agosto.
I dati di dettaglio, per quanto attiene alle referenze vinicole, confermano un andamento a doppia velocità, con gli spumanti che si arrampicano al +10,3% (è la prima volta che si ha evidenza di un tendenziale a due cifre per gli sparkling) e i vini da tavola, insieme alle denominazioni d’origine, che perdono invece di slancio, chiudendo a settembre con aumenti anno su anno del 6,1 e del 4,5% (agosto segnava 6,5 e 5,4% rispettivamente).
Il passo indietro degli alcolici, timonato come detto unicamente dai vini, ricalca il rallentamento sia delle componenti più volatili del paniere dell’Istat, ad iniziare da frutta, ortaggi freschi e carburanti, sia dei prodotti alimentari lavorati. Si consideri che a settembre la dinamica tendenziale dell’intero aggregato food & beverage, inclusi alcolici e tabacchi, ha lasciato sul terreno 5 decimi di punto, scivolando al +1,8%, dal 2,3% di agosto.
In questo contesto, la componente di fondo, calcolata al netto di energia e alimentari freschi, risulta in decelerazione dal +0,8% allo 0,7%, osserva l’Istat, ma rallenta anche l’inflazione al netto di energia, alimentari (incluse bevande alcoliche) e tabacchi (da +0,6% a +0,5%).
I prezzi in Italia hanno mantenuto, infine, un passo più lento rispetto a quello medio dell’Eurozona, sia per l’indice complessivo sia per quello core, depurato dalle componenti volatili, attestati rispettivamente al +2,1 e all’1,1%.