Nel 2017 crescita del 2%, la più magra dal 2011, a 103.000 ettari (il 16% sul totale nazionale). Si arrestano le superfici in conversione (-8%). In riduzione la Sicilia, che fa un terzo del totale nazionale, ma rallentano tutte le principali regioni. Cause? Difficoltà burocratiche nell’erogazione dei fondi Psr, soprattutto al Sud, ma anche la concorrenza della produzione integrata, in forte crescita
L’involuzione registrata dal vigneto biologico siciliano finisce per impattare sul bilancio nazionale, che nel 2017 registra la più debole crescita dal 2011, a 103.000 ettari, equivalenti a un +2% (nel 2016 la progressione annua fu del 2%).
Per cause dipendenti dai ritardi nell’erogazione dei fondi Psr, la Sicilia – che concentra un terzo sul totale nazionale – ha patito una riduzione di circa 3.000 ettari, che ritroviamo pari pari sul saldo Italia, nella voce “in conversione”, scesi da 36.570 a 33.782 ettari, con una diminuzione del 7,6%, speculare a quella siciliana. Il totale nazionale già in produzione biologica invece ha continuato a crescere (+7%, a 69.425 ettari), ma anche in questo caso il tasso registrato è tre volte inferiore rispetto al 2016 (+23%). A questo rallentamento, oltre alla Sicilia, hanno contribuito tutte le principali regioni: la Puglia, che da una crescita del 47% tra 2016 e 2015 è passata a un modesto +2%. La Toscana (da +11% a +5%), le Marche (8 punti in meno) e l’Abruzzo (-4 punti percentuali). Riduzione della crescita anche in Veneto (+12% a +5%), ma qui una svolta positiva la daranno i bandi per i nuovi ettari del Prosecco Doc, che assegnano punteggi maggiori ai vigneti biologici. In drastica riduzione anche l’evoluzione delle superfici in Calabria, regione che ha la più alta incidenza del vigneto bio sul totale regionale (42%): in un anno la crescita è passata da +32% a +5%. Drastiche riduzioni delle progressioni anche per Lombardia, Piemonte, Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Campania.
Per il servizio completo, corredato di grafici e tabelle e un approfondimento della situazione siciliana, vedere Corriere Vinicolo n. 32 – Vite.