A partire dal primo gennaio 2017 la tariffa per l’importazione in Cina di vino australiano è scesa al 5,6%, per effetto di un nuovo step dell’accordo di libero scambio ChAFTA, siglato tra i due paesi nel mese di giugno 2015 (ne avevamo parlato qui). Precedentemente all’accordo il dazio d’ingresso dell’aussi wine nel paese asiatico era del 14% e in una fase transitoria era già stato ridotto al 8,4% al momento dell’entrata in vigore dell’accordo il 20 dicembre 2015.
Ciò ha già portato effetti straordinari al commercio vinicolo tra i due pesi: a settembre 2016 ad esempio, con una svolta epocale, la Cina superò gli Stati Uniti, diventando il primo mercato di destinazione del vino australiano (ne avevamo parlato qui).
Dall’entrata in vigore del ChAFTA le spedizioni di vino dall’Australia alla Cina si sono incrementati del 50%, per arrivare oggi a un valore di poco inferiore a 500 milioni dollari australiani, quando gli scambi solo dieci anni fa non valevano più di 27 milioni di AUS$ (fonte di questi dati Wine Australia).
Si tenga presente che la riduzione della tariffe di gennaio non è quella definitiva. L’accordo prevede ulteriori tagli ai dazi per i prossimi anni. In particolare, a partire dal primo gennaio 2019 le tariffe d’ingresso per il vino australiano in Cina saranno totalmente eliminate sia per il vino fermo (ora sono al 5,6%) che per gli spumanti (ora sono al 5,6%), che per il vino sfuso (ora al’8%; erano al 20% prima dell’accordo).
La forza di quest’accordo sta inoltre spingendo alcuni imprenditori cinesi a investire direttamente nel vigneto australiano. E’ di settembre scorso, ad esempio, la notizia dell’acquisizione di terreno agricolo in Australia da parte di una delle più importanti aziende vitivinicole cinesi, la Weilong Grape Wine Company (proprietaria del marchio Gran Dragon); questa citata è inoltre solo una delle prime mosse di un progetto d’investimento più ampio per il quale l’azienda quotata alla borsa di Shangai ha messo a budget circa 120 milioni di dollari (ne avevamo parlato qui).
FEB
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