A leggerla nel comunicato diffuso al termine del Consiglio dei ministri sembrava poca cosa: “Tutela e promozione: si definiscono interventi mirati a rafforzare l’azione di tutela e promozione dei Consorzi di tutela dei vini”. Ma guardata tra le righe la norma, voluta dal ministro Mario Catania, ha conseguenze pesanti per quelle aziende che decidano di non sostenere i costi delle attività di promozione, tutela e vigilanza svolte dai consorzi con incarico erga omnes. Se oggi la sanzione è solo amministrativa, che può arrivare al massimo al triplo della quota iniziale, da domani, da quando cioè il decreto sviluppo verrà convertito in legge, la sanzione sarà molto pesante: revoca del diritto a rivendicare le denominazioni che afferiscono al consorzio. “Si è inteso – ci spiega Giuseppe Liberatore, direttore del Consorzio Vini Chianti Classico e presidente dell’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche – colmare un vuoto all’interno della legge 61, uniformando i vini con le altre denominazioni dell’agroalimentare: il dlgs 297/2004 prevede appunto questo tipo di sanzione per chi non partecipa alle spese consortili, e il suo principio è stato oggi esteso giustamente anche ai vini”.
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