Sono le banche a non erogare crediti alle aziende vitivinicole o sono le imprese a non chiedere finanziamenti? La questione è emersa al convegno “Credito: sviluppo nel settore vitivinicolo” organizzato dal Consorzio Vino Chianti e svoltosi a Firenze il 22 maggio.
Il presidente del Consorzio Giovanni Busi, nell’aprire i lavori, ha attaccato Fidi Toscana, società, partecipata dalla Regione e dalle banche, con la quale i maggiori consorzi regionali hanno nel 2011 siglato un accordo per favorire l’accesso al credito da parte delle aziende vitivinicole, soprattutto ai fini del proseguimento del reimpianto dei vigneti. Nell’accordo si parla anche di consolidamento dei debiti e di stoccaggio del vino, ma secondo Busi tutto questo è rimasto “lettera morta”. Il presidente ha puntato il dito nei confronti dei criteri di rating con i quali sono esaminate le aziende, inadatti a imprese che operano in campo agricolo; le banche, inoltre, non hanno personale in grado di capire la realtà di questo settore che ha bisogno di un credito tempestivo, adeguato alle necessità, rimborsabile e poco costoso.
A queste considerazioni ha risposto Giovanni Ricciardi di Fidi Toscana limitandosi a ripetere più volte che non sono le banche a non erogare crediti ma le aziende a non chiederli: le poche imprese vitivinicole che, in seguito all’accordo, si sono rivolte a Fidi Toscana hanno in genere avuto risposte positive.
E’ possibile allora che in Toscana, dove il settore agricolo assorbe praticamente tutti i fondi messi a disposizione dall’UE, le aziende non si rivolgano alle banche per ottenere crediti?
Nessuno ha risposto a questa domanda. I rappresentanti degli istituti di credito si sono limitati a considerazioni di carattere generale. Anche il presidente di ISMEA, Arturo Semerari, non ha sciolto il dubbio, sottolineando però che si è assistito a una crescita esponenziale nella domanda di fondi di garanzia a prima richiesta, ma solo il 12% di questi viene dal settore vitivinicolo. Per aumentare la domanda ISMEA ha implementato la Gcard, strumento gratuito che dà vita a un’istruttoria e fornisce all’impresa dati sulla somma che è possibile richiedere e a quali condizioni, così da abbreviare i tempi di concessione. Purtroppo di tutte le Gcard fatte soltanto il 6% ha portato all’elargizione di credito.
Plausibile dunque che i vitivinicoltori toscani non cerchino credito?
Non pare di questo parere l’assessore regionale all’agricoltura Gianni Salvadori che ha proposto un tavolo di lavoro con le banche, perché il sistema non risponde più alle domande dei cittadini. Stanno per arrivare in Toscana 20 milioni di euro per il reimpianto di vigneti, ma non copriranno neppure il 30% delle spese; gli altri circa 45 milioni necessari per rinnovare i vigneti ammessi ai finanziamenti comunitari dovranno quindi essere trovati insieme alle banche.
Patrizia Cantini
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