I dazi imposti dalla Cina a novembre sul vino australiano in bottiglia hanno fatto crollare lo scambio vinicolo tra i due mercati. A marzo il ministro del commercio della Cina ha annunciato che tali tariffe saranno in vigore per i prossimi cinque anni. Tanto avviene dopo che negli ultimi anni, ed in particolare a seguito dell’entrata in vigore dell’accordo CHAFTA, l’Australia aveva scalato le classifiche dei fornitori di vino del Pese della Grande Muraglia. Ora le cose sono completamente cambiate. I più recenti dati di Wine Australia sulle forniture di Aussie Wine alla Cina ne sono la cartina di tornasole, perché le spedizioni si sono pressoché interrotte: tra dicembre 2020 e marzo 2021, l’industria vinicola australiana ha spedito alla volta della Cina continentale vino per un valore di soli 12 milioni i AUD, quando nello stesso periodo dell’anno precedente era stato raggiunto un fatturato di 324 milioni di AUD. Di contro alti fornitori stanno cominciando a placare la sete cinese. Una recente analisi sui dati Q1 delle dogane mostra come la Francia (+16% volume vs Q1 2020) sia al momento il primo fornitore di vino in bottiglia per la Cina, seguita dal Cile (+23% vs Q1 2020), paese oggi anche primo fornitore di vino sfuso (+17% v Q1 2020).
La crescita degli scambi tra Cile e Cina non si riduce tuttavia ai soli prodotti vinicoli. Le dogane cilene hanno comunicato che tra gennaio e aprile le esportazioni totali cilene alla volta della Cina sono crescite in valore del 44,6% sullo stesso periodo dell’anno precedente, fino ad un valore di ben 11,472 miliardi di dollari. Nel computo valore ci sono oltre al vino – le cui spedizioni verso la Cina sarebbero aumentate addirittura del 64,1% – anche beni minerari (rame in particolare), legname e frutta. Cresce al contempo anche le spedizioni inverse, dalla Cina al Cile dunque, +55,9% grazie in particolare alla fornitura di televisori (+174,5%), computer e altro hardware (+138,1%).
FEB