Per almeno dieci anni Hong Kong è stata forse la più importante porta d’ingresso per il vino in Asia e in particolare della Cina continentale, grazie soprattutto all’abolizione dei dazi sull’importazione di bevande alcoliche attuata nel 2008 (prima di allora l’imposta sul vino era addirittura dell’80%, fatto che relegava il consumo pressoché solamente nei soli ristoranti “occidentali”).
Qualcosa però oggi sta cambiando perché la Cina ha stretto forti accordi commerciali con alcuni dei suoi più importanti fornitori di vino, prima di tutti l’Australia.
Il calo del peso di Hong Kong quale hub del vino è confermato dai dati raccolti da Wine Intelligence e pubblicati nel suo Landscapes dedicato a questa regione.
Se però, dopo anni di crescita le riesportazioni verso la Cina hanno rallentato, i consumi di vino continuano a crescere. L’incremento della popolarità del vino nella regione era uno dei risultati meno attesi della riduzione dei dazi, ma si è rivelato poi cosa non da poco. Dal 2008 a oggi infatti, il mercato del vino ha visto un CAGR (compound annual growth rate) del 15% per valore e del 5% per volume, mentre il consumo medio procapite di vino fermo è passato dai 3,5 litri del 2008 a 5,3 litri registrati per il 2017.
Guardando alle preferenze dei consumatori locali, i vini francesi rimangono quelli più scelti a Hong Kong, ma si registra anche un’ascesa dei vini provenienti dall’Australia, con un terzo dei bevitori che dichiara di averne bevuti nei sei mesi precedenti l’intervista di Wine Intelligence. Crescono inoltre i consumi di vino italiano, cileno e neozelandese.
FEB
Devi essere connesso per inviare un commento.