Il caro-vini frena la corsa a dicembre. Per la prima volta da undici mesi l’inflazione del reparto enologico ha abbassato la testa, con il tasso tendenziale, dato dal confronto con lo stesso mese dell’anno precedente, che ha rallentato al più 5,2%, dal 5,3% di novembre.
Il sottoindice dei prezzi al consumo dei vini, calcolato dell’Istat per l’intera collettività nazionale (Nic), ha chiuso il 2013 a quota 112,2 (base 2010=100), facendo segnare rispetto a novembre un avanzamento di un solo decimo di punto, l’aumento più contenuto dal marzo del 2011.
D’altro canto, le condizioni che avevano innescato la spirale rialzista sui mercati all’ingrosso erano già mutate lo scorso autunno, con la conferma di una vendemmia più robusta in Europa. I primi a invertire la direzione di marcia sono stati i listini alla produzione, in calo ormai da diversi mesi. Anche se gli effetti lungo la “pipeline” che porta i ribassi fino alla fase al consumo si vedranno solo a partire dal 2014.
Dicembre ha comunque dato un primo importante segnale di svolta, con una decelerazione della crescita annua. Un’evidenza tanto più significativa se si considera che è stato proprio il segmento dei vini da tavola, quello più inflattivo, a frenare all’8,6% tendenziale, dal più 8,8% di novembre. Più lenta (dal 3,5 al 3,4 per cento) anche la dinamica dei prezzi al consumo delle etichette di maggior pregio, mentre gli spumanti hanno accelerato al +2,9%, dal 2,8% di novembre, sfruttando il momento clou delle festività di fine anno.
In media il 2013 ha chiuso i battenti con un aumento dei prezzi, per l’insieme delle referenze enologiche, del 4,6% (era al 3,6% nel 2012 e all’1,5% nel 2011), un risultato che si confronta con crescite decisamente più moderate per birre (+1,1%) e spirits (+1,7%). L’intero reparto degli alcolici ha sperimentato un rincaro del 3,3% (3% nel 2012), più accentuato rispetto al 2,4% di aumento riscontrato sul capitolo alimentari e bevande analcoliche e soprattutto decisamente più sostenuto se rapportato al tasso medio di inflazione, attestatosi all’1,2%, minimo dal 2009, in netta decelerazione rispetto al 3% dell’anno precedente.
In generale – spiega l’Istat – la dinamica dei prezzi al consumo nel 2013 riflette principalmente gli effetti della debolezza delle pressioni dal lato dei costi, in particolare degli input energetici. A rallentare la corsa del caro-vita, più che dimezzato a distanza di un solo anno, è stata anche l’intensa e prolungata contrazione della spesa per consumi, associata alla crisi economica e occupazionale e alla forte riduzione del potere d’acquisto delle famiglie. p.f.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Istat
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