Il vino italiano deve superare l’individualismo per conquistare i mercati esteri, in particolare gli emergenti, primo fra tutti la Cina. E’ questo uno dei messaggi più forti lanciati dal presidente e vicepresidente di Italia del Vino-Consorzio – Ettore Nicoletto e Andrea Sartori, in occasione dell’incontro con i rappresentanti della Stampa Estera, svoltosi a Milano di recente . “L’esperienza ci dimostra – sottolinea Nicoletto – come sia finita la fase dei personalismi: si rende necessaria un’azione di sistema per mantenere nel tempo la quota di mercato raggiunta dal vino italiano nel commercio mondiale del vino. Non riteniamo sia nemmeno possibile attendere oltre soluzioni dal sistema istituzionale: tocca dunque alle Cantine farsi promotrici e portare avanti, insieme, nuove politiche commerciali che partano dalla formazione dei nuovi consumatori e che esaltino il valore del vino italiano in termini di qualità raggiunta, di sostenibilità ambientale, di abbinabilità con le cucine tradizionali di tutto il mondo e, anche, di stile italiano».
Passando quindi ai fatti, in estate debutterà il progetto presentato nel 2013 dai due maggiori Consorzi nazionali, Italia del Vino-Consorzio e Istituto del vino italiano di qualità – Grandi Marchi, per inaugurare una politica “di sistema” verso la Cina dove, nonostante la gran mole di singoli investimenti effettuata, la quota di mercato del vino italiano non soltanto non è cresciuta, ma ha perso peso rispetto ai più diretti competitor.
Il progetto – di oltre 2,5 milioni di euro di investimenti complessivi nell’arco del prossimo biennio – sarà per la maggior parte sostenuto dalle Cantine italiane e prevede un vero e proprio piano di “conquista” del mercato cinese attraverso incisive azioni di “educazione” dei winelovers dell’Impero Celeste: arriverà infatti nel nostro Paese, a visitare e conoscere i territori più belli del vigneto-Italia, un primo gruppo di operatori (buyer, chef e sommelier) e giornalisti.
«L’investimento nella formazione diretta degli operatori e consumatori finali – aggiunge Andrea Sartori – è l’arma più efficace a disposizione del nostro Paese per combattere l’italian sounding, ovvero il fenomeno della falsificazione dei nostri brand agroalimentari, che ogni anno sottrae ben 60 miliardi di fatturato alle nostre imprese».
Il progetto-Cina è soltanto una delle diverse iniziative che Italia del Vino-Consorzio ha avviato dalla sua costituzione nel 2009. In questi quattro anni, infatti, il Consorzio ha pianificato investimenti per complessivi 40 milioni di euro diventando così il primo player italiano nell’ambito dei programmi comunitari fissati dalla recente OCM, realizzando più di mille eventi di promozione nei mercati extra-europei, raggiungendo ben 200 milioni di consumatori.
«Riteniamo che la strada della stretta collaborazione fra le imprese sia quella vincente sui mercati – conclude Ettore Nicoletto – sfatando luoghi comuni ed abitudini consolidate e dando la migliore immagine del dinamismo e della competenza raggiunta dalle Cantine italiane. Una competenza che mettiamo al servizio dell’intero sistema-Paese e delle sue Istituzioni anche in prospettiva Expo 2015».
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