L’industria internazionale degli alimentari biologici e sostenibili sta vivendo un momento particolare e bifronte nel contesto della pandemia del Covid-19. Da un lato, infatti, i retailer di tutto il mondo stanno riscontrando una una forte crescita delle vendite di prodotti biologici, dall’altro la catena di approvvigionamento degli stessi prodotti è messa in forte crisi dalle misure di contenimento del virus disposte dai governi.
La questione è stata oggetto di un’indagine di Ecovia Intelligence, società britannica (già nota come Organic Monitor) specializzata nell’analisi dell’industria dei prodotti etici.
L’e-commerce è il canale dove si registrano le maggiori crescite delle vendite, come già suggerito per tutto il commercio al dettaglio da tante analisi di queste ultime settimane: si vedano in proposito i dati pubblicati dall’Office for National Statistics (ONS) britannico, o ancora – per il settore vino – quanto è successo a marzo negli Stati Uniti, dove le vendite online hanno compensato ben il 70% delle pesanti perdite delle tasting-room. Contemporaneamente però anche i negozi brick and mortar starebbero traendo beneficio da questa difficile situazione internazionale, sia – in generale – per la maggior attenzione dei consumatori al rapporto tra alimentazione e salute (si comprano più cibi biologici o sani per potenziare le prorpie difese immunitaria), sia – in casi specifici -per le misure straordinarie messe in atto da alcuni governi, che durante il lockdown hanno permesso a questi esercizi di rimanere aperti, garantendo loro oltretutto l’afflusso di nuovi clienti (in Francia ad esempio alcuni negozi di alimentari biologici hanno visto una crescita delle loro vendite del 40%).
L’altra faccia della medaglia di questo crescente interesse dei consumatori per il bio è però quella dove si scorgono forti problemi di approvvigionamento. Tutta l’industria del cibo biologico, insieme alla supply chain, sono oggi sotto forte pressione, a causa delle misure di contenimento e dei blocchi, anche perché molte delle materi prime trasformate dalle aziende alimentari europee e nordamericane arrivano dal’Asia, dall’America Latina e dall’Africa.
Circa la tenuta della domanda di alimentari biologici, sono buone però le prospettive per il futuro, suggerite da Ecovia secondo quanto già successo in passato: ad esempio la crisi della Bovine Spongiform Encephalopathy (il morbo della “mucca pazza”) del 2000 ha spinto il mercato di carni biologiche in Europa, e la crisi della Sars del 2004 il consumo di prodotti bio in Cina.
FEB