Il vino ci ripensa e punta tutto sul non-marketing per fare marketing. Discutere d’identità oggi, nel settore vitivinicolo, significa anche, probabilmente, riscrivere gran parte del linguaggio utilizzato nella comunicazione del vino, uscendo dai numerosi luoghi comuni, dalle frasi ripetute da tutti, dal nascondersi dietro tecnicismi che spesso occultano scarsa conoscenza e studio. Ma è questo il percorso che ha intrapreso più di 50 anni fa l’azienda Bertani di Verona ed è con questi presupposti che si è aperta la tavola rotonda del 18 ottobre nella sede storica dell’azienda a Grezzana, dal titolo “Essere Bertani: il successo fuori dalle mode” . Non aver mai rinnegato le proprie origini, l’essere stati sempre legati al territorio di produzione, non essersi mai abbandonati a mode e tendenze, hanno fatto della veronese Bertani, oggi appartenente al Gruppo Angelini, un brand di altissima reputazione e riconoscibilità, dove l’identità rappresenta l’appeal più forte.
“Abbiamo passato anni a pensare che bisognava ascoltare il mercato, modificare lo stile in funzione di esso – ha detto Emilio Pedron, ad di Tenimenti Angelini -. Oggi però il consumatore chiede identità, coerenza, trasparenza, cerca storie vere, autentiche, dove il comportamento del produttore è fondamentale. Sono valori che ieri sembravano astratti ma oggi diventano anche economicamente importanti”. Aspetti, quelli citati da Pedron, che stanno emergendo in maniera chiara, netta, anche da recenti indagini e dalle opinioni di numerosi prestigiosi e autorevoli addetti ai lavori che hanno preso in esame, in particolare, le tendenze e aspettative della cosiddetta generazione dei Millennials. “Alla Bertani – ha proseguito Pedron – il rimanere sempre coerenti all’identità più autentica, a costo talvolta di perdere qualcosa sul mercato in determinate fasi, è insito nel dna aziendale ed è irrinunciabile”. Esempio è l’Amarone Bertani, che dal 1958 presenta la stessa etichetta e la stessa bottiglia, scelta che potrebbe essere vista come un’operazione di “non marketing” ma che, in realtà, dimostra come questo marchio sia sempre stato “duro e puro”, come lo ha definito Maurizio di Robilant, uno dei maggiori esperti di comunicazione in Italia. Questo ha evidenziato anche come avere identità significhi rimanere fedeli all’autenticità, trasparenza, serietà, con il coraggio di accettare anche il rischio di non cogliere certe opportunità. Oggi però questa coerenza si sta dimostrando un punto di forza straordinario, che il successo Bertani conferma. “Essere Bertani, infatti – ha proseguito di Robilant – non significa stare statici sulle proprie tradizioni ma costruire su di esse una certezza dinamica, cioè la capacità di progredire costantemente pur non tradendo mai la propria identità e la propria visione”.
La tavola rotonda – cui hanno partecipato anche Domenico De Masi, professore di Sociologia del lavoro all’Università “La Sapienza” di Roma, Eugenio Pomarici, professore di economia vitivinicola all’Università Federico II di Napoli presso il Dipartimento di economia e politica agraria, Luigi Moio, enologo, professore di scienze e tecnologie agrarie all’Università Federico II di Napoli – è stata anche occasione per presentare il da una parte il nuovo assetto del Gruppo Angelini che sarà operativo da gennaio ma anche l’ultimo progetto enologico Bertani, Novarè, illustrato dal direttore operativo Andrea Lonardi, frutto della ricerca dell’azienda, che è prodotto con una seconda maturazione naturale e non con la tecnica.
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