Il peso dei prodotti low e no-alcohol nei mercati delle bevande alcoliche di tutto il mondo è ancora marginale, ma diverse analisi suggeriscono una crescente popolarità di queste bevande alternative. Secondo il Portman Group, ad esempio (noi ne avevamo parlato qui), nel Regno Unito siamo di fronte ad un vero e proprio boom degli “alcolici” poco alcolici, o non alcolici, grazie anche agli investimenti in questo settore fatti dai produttori negli ultimi anni.
A questo tema è dedicata anche l’analisi “Global Opportunities in Low- and No-Alcohol” di IWSR, pubblicata all’inizio di febbraio, subito dopo il termine del “Dry January”, il mese di astensione dal consumo di bevande alcoliche, promosso dall’omonimo movimento salutista, e particolarmente sentito nello stesso Regno Unito.
L’interesse di consumatori nel mondo per le bevande low e no-alcohol (soft drink a parte) è in crescita insieme a quello per la salute ed alla volontà di voler ridurre il proprio apporto giornaliero di alcol, senza però (magari) dover rinunciare a vino, birra e superalcolici.
In generale IWSR rileva nel suo report che il mercato di questi prodotti è ancora piccola cosa in diverse parti del mondo, e a ciò contribuisce la mancanza di prodotti disponibili (e di scelta) e l’esistenza di solo pochissimi marchi leder e riconosciuti dai consumatori.
Rimanendo al mercato dell’UK, IWSR ha rilevato che, sebbene il 65% dei maggiori bevitori di bevande alcoliche, di età compresa tra i 25 e i 34 anni, stia provano a ridurre o vorrebbe ridurre l’assunzione di alcol, ben il 61% di tutti i consumatori non ha ancora preso in considerazione la possibilità di avvicinarsi alle bevande low/no-alcohol, segno questo che vi è ancora un buon margine incremento per questi prodotti. Per il periodo 2018-2022 IWSR prevede una buona crescita della categoria low/no-alcohol, con una forte spinta che arriverà dagli spirit (Cagr 2018-2022 previsto +81,1%); buone prospettive anche per il vino (+6.6%) e per la birra analcolica o poco alcolica (+4,9%).
Negli Stati Uniti invece IWSR ha riscontrato che ben il 52% dei consumatori sta cercando di ridurre il proprio “alcohol intake”, e ben il 70% non ha ancora preso in considerazione la possibilità di provare “alcolici” poco alcolici o senz’alcol. Questi prodotti valgono oggi il solo 0,5% del mercato statunitense delle bevande alcoliche. Le tipologie dalle quali ci si aspetta la maggiore crescita – grazie anche agli investimenti in ricerca del settore – sono il RTD (ready to drink), con un CAGR previsto del +38,8% nel periodo 2018-2022, seguiti da vino (+17,7%) e dagli spirit (+7,1%). Per la birra, prodotto che detiene la fetta più grande della categoria low/no-alcohol, ci si aspetta una crescita del +5,6%.
In Europa, mercati interessanti per queste bevande sono quello tedesco e quello spagnolo.
In Germania, in un clima di generale calo del consumo delle bevande alcoliche (e di prevista stagnazione del mercato) è stata rilevata una crescita della popolarità dei prodotti low e no-alcohol. Questi sono già stati testati o sono d’interesse per ben il 60% dei consumatori tedeschi intervistati da IWRS, e buona parte di portali online di vendita di alcolici hanno una sezione dedicata proprio ai prodotti “Alkoholfrei”. Prevista quindi una crescita del vino low/no-alcohol del +4% da qui al 2022 (molto contribuiranno gli spumanti), del +1,6% per la birra e del + 14,4% per gli spirit.
In Spagna, uno dei più grandi (e tradizionali) mercati europei per questi prodotti (il 95% dei consumatori, secondo IWSR, vorrebbe ridurre l’assunzione di bevande alcoliche e ben l’80% ha provato o vuole provare le bevande alternative), il consumo dei prodotti low e no-alcohol è stabile, anche proprio per il fatto che si tratta di un mercato già maturo, soprattutto per quanto riguarda la birra. Grazie anche all’introduzione di leggi molto severe sulla guida in stato di ebbrezza, oggi le bevande poco alcoliche o no-alcohol sono disponibili nel 50% dei bar e nel 60% dei ristoranti.
FEB
Devi essere connesso per inviare un commento.