di Giulio Somma
Nuovo nome e (nuove strategie) per il dicastero agricolo che diventerà Ministero dell’Agroalimentare. Parola di Matteo Renzi che, in occasione della conferenza stampa svoltasi a Palazzo Chigi sull’accordo da 6 miliardi di euro siglato tra Ministero e Intesa San Paolo per finanziare il settore agroalimentare, ha confermato le anticipazioni sulla prossima riforma sulla semplificazione della pubblica amministrazione promossa dal Ministro Marianna Madia (i cui decreti legislativi sono in dirittura d’arrivo), dove è prevista la trasformazione del Ministero delle Politiche Agricole in Ministero dell’Agroalimentare.
“Un ministero centrale nello sviluppo e nell’ identità del sistema Paese” ha sottolineato il presidente del Consiglio, richiamando una riforma che vuole lanciare “un messaggio simbolico importante: in Italia l’agricoltura e l’agroalimentare non sono il passato del paese ma la pagina più bella che scriveremo. In questi anni abbiamo perduto la sfida della filiera del valore del prezzo, perchè non è stato fatto abbastanza. Dobbiamo far tornare di moda tutto ciò che è agricoltura ed agroalimentare. Si tratta di un settore strategico della nostra economia, dove emergono le qualità, le capacità, l’identità stessa del nostro paese, del nostro territorio, anche nel mondo. Pensate al cibo, al food, settore in cui l’Italia non ha rivali sul pianeta. È una parte importante del presente dell’Italia e dell’impegno del nostro Governo e lo sarà sempre di più in futuro: per questo abbiamo deciso di cambiare il nome del ministero guidato da Maurizio Martina che da ministero delle politiche agricole alimentari e forestali prenderà il nome di Ministero dell’Agroalimentare»
Promuovendo la riforma che rappresenta di fatto un riconoscimento importante per il lavoro svolto in questi mesi dal ministro Maurizio Martina in difesa dell’agroalimentare italiano, Matteo Renzi ha rilanciato su un tema a lui caro “Il 2015 è stato l’anno in cui abbiamo battuto il record delle esportazioni dell’agroalimentare: 36 miliardi di euro, oltre ad aver riconquistato il primato mondiale – con buona pace dei nostri amici francesi – di produzione vinicola. Nei primi 6 mesi del 2015 il Pil agricolo in Italia è aumentato del 6%, creando 20mila nuovi occupati, in particolare tra i giovani. Nei primi 10 mesi del 2015 nel settore agroalimentare sono nate 53mila nuove imprese. Abbiamo speso il 98% dei fondi europei nello sviluppo rurale” sottolineando come con la legge di stabilità, che toglie Imu e Irap dai terreni agricoli, gli agricoltori risparmieranno 600 milioni. “Ma vogliamo prendere un impegno ambizioso – ha proseguito Matteo Renzi – i 36 miliardi dell’export agroalimentare, sono un record per l’Italia ma – anche se il ministro Martina mi odierà – è ancora poco, dobbiamo arrivare a 50 miliardi. Non è possibile che l’Italia con i numeri che ha non arrivi a quei livelli. Ci arriviamo, ci metteremo qualche anno ma ci arriviamo”. Da parte sua, il Ministro Maurizio Martina commentato che “il passaggio al ministero dell’Agroalimentare è il nostro approdo naturale per valorizzare al massimo la spinta di Expo. Stiamo parlando di un lavoro strategico per il Paese e sono contento che il 2016 possa essere fino in fondo l’anno di questa svolta utile”.
Unanime il commento positivo dei rappresentanti delle associazioni di categoria nel settore agricolo presenti alla conferenza stampa (con qualche distinguo venuto solo da Federalimentare), tra cui l’Unione Italiana Vini intervenuta con il presidente, Domenico Zonin ed il segretario Generale, Paolo Castelletti. Si tratta di un passaggio strategico di fondamentale importanza – ha sottolineato Domenico Zonin – perché rispecchia la realtà produttiva moderna dove le antiche ripartizioni economiche hanno perso valore e significato. Agricoltura, industria, trasformazione e distribuzione sono ormai parte di una stessa filiera agroalimentare che finalmente troverà nel nuovo Ministero un unico punto di riferimento governativo che certamente contribuirà a definire in maniera più semplice politiche integrate delle diverse filiere agroalimentari. Con il nuovo ministero – ha concluso il presidente di Unione Italiana Vini – sono certo che verrà anche favorito lo sviluppo di sinergie trasversali fra diversi comparti produttivi in alcune aree strategiche come, ad esempio, la promozione e le politiche dell’export”. Maggiore efficacia nei confronti della politica europea e semplificazione nel lavoro di interlocuzione con la pubblica amministrazione sono stati invece i concetti richiamati dal segretario generale dell’Unione Italiana Vini, Paolo Castelletti. “Con il nuovo Ministero dell’Agroalimentare avremo un interlocutore governativo più forte e univoco nei confronti dell’Unione Europea dalla quale dipendono oggi gran parte delle politiche nell’agroalimentare oltre al fatto che, riunendo competenze oggi sparse anche in altri ministeri, diventerà più semplice promuovere politiche integrate filiera verso i mercati sia interno e internazionale”.
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