Lo scenario inflattivo ed il calo dei consumi stanno riportando i costi di noli e trasporti marittimi ai livelli del 2021. Ciò avviene dopo che la pandemia, col conseguente crollo delle produzioni ed il forte incremento della domanda e-commerce, aveva causato una richiesta di capacità marittima di carico esagerata e del tutto sproporzionata rispetto a quella a disposizione. Fattori determinanti quali la paralisi dei porti cinesi e californiani, le difficoltà degli armatori, i disordini causati dalle formalità doganali con il Regno Unito, l’incagliamento della nave nel Canale di Suez….hanno portato ad uninevitabile rallentamento del traffico merci globale e ad un aumento del prezzo dei noli, con una domanda che ha superato notevolmente l’offerta.
Su Il Corriere Vinicolo n. 37 del 14 novembre 2022, Gian Omar Bison ha sentito in proposito Luigi Merlo, presidente di Federlogistica Conftrasporto. “Ora come ora – suggerisce Merlo – il mercato si sta stabilizzando perché l’inflazione galoppa […] La domanda dei noli sta progressivamente diminuendo e i costi stanno tronando alla situazione pre-Covid”. “Salvo imprevisti” dunque si sta andando verso un nuovo equilibrio ed “entro gli inizi del 2023 torneremo ad una situazione pre-pandemia, con piena disponibilità di container, anzi un eccesso di offerta”.
Il rinovato assetto dei trasporti marittimi sta portando le compagnie a elaborare strategie per reagire alla diminuzione complessiva della domanda. Tra queste il possibile taglio dell’offerta di stiva, tema su cui Bison ha sentito Andrea Patrone, membro del direttivo di Federspedi (Federazione Nazionale delle Imprese di Spedizioni Internazionali), incaricato per i trasporti marittimi. La situazione è in movimento, coi costi certo in discesa ma con uno scenario futuro incerto: “rileviamo parecchia incertezza nei mercati in generale […] e non credo, in ogni caso, che torneremo ai livelli pre-pandemia”.