Il 7 luglio è stato pubblicato il decreto ministeriale che, in base all’andamento delle adesioni alle singole misure, e tenuto conto delle effettive esigenze territoriali, ha rimodulato i fondi della dotazione del Pns 2014, preventivamente assegnati alle misure e ripartiti tra le regioni la scorsa estate (con DM del 21 maggio 2013).
I cambiamenti apportati sono evidenti. Con la revisione, il budget della promozione è sceso dai quasi 102 milioni euro inizialmente assegnati a 85,7 milioni di euro. Ad erogare meno di quanto disponibile sono state le regioni (la cui quota è scesa da 71,4 a 54,5 milioni), mentre a livello nazionale la spesa ha leggermente superato le previsioni (31,2 contro 30,6 milioni di euro).
Confermato il ridotto interesse per la vendemmia verde (che ha già contrassegnato le due precedenti annualità), tanto da indurre a ridimensionare lo stanziamento corrispondente da 10 milioni a 1,1 milioni di euro, ripartiti tra quattro regioni del Sud: Campania, Calabria, Puglia e Basilicata, in ordine decrescente di spesa.
Anche le risorse per la distillazione dei sottoprodotti hanno subito una decurtazione, di 5 milioni, scendendo a 15 milioni di euro.
I risparmi così realizzati sono stati distribuiti tra le due misure di investimento del Pns, ovvero la ristrutturazione e riconversione dei vigneti e la misura degli investimenti propriamente detta, per le quali si è riscontrato invece un eccesso di fabbisogno finanziario.
In particolare, l’interesse per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti ha dato luogo all’assegnazione di 10 milioni di euro aggiuntivi rispetto all’importo già considerevole a disposizione misura (140 milioni), e per lo stesso motivo agli investimenti sono stati stornati 20 milioni di euro, da sommare ai 45 milioni inizialmente assegnati.
Quella tracciata dal decreto di luglio resta comunque solo un’approssimazione del quadro definitivo della spesa, che sarà possibile conoscere solo il 15 ottobre prossimo, quando si chiuderà l’anno finanziario 2014.
Dove non si è speso per la promozione
Scorrendo la tabella delle rimodulazioni per regione, balzano all’occhio i segni meno di Puglia, Abruzzo, Campania, Calabria, Molise, Sardegna, tutte con percentuali di richiesta attorno a 1/3 del budget o in alcuni casi anche sotto tale soglia. Clamoroso il caso del Lazio, partito con 2,2 milioni e finito con 80.000 euro allocati. Male la situazione anche in provincia di Trento, dove il grosso dei fondi (il 74%) non è stato richiesto.
Virtuosa invece la tendenza nelle altre regioni, considerando tale anche la performance del Veneto (che ha speso la quasi totalità di un budget comunque tra i più cospicui, oltre 9 milioni di euro) e dell’Emilia Romagna, attorno all’80% di assorbimento di un budget di 7 milioni. Si può considerare una via di mezzo la situazione in Sicilia, passata da un budget preventivo di quasi 9 milioni a un saldo finale di 5,5 (il 63% di assorbimento).
Resta comunque il fatto che – in valori assoluti – i mancati fondi spesi tra Veneto, Sicilia ed Emilia Romagna fanno il 35% di quei 17 milioni di euro totali che mancano all’appello.
Spicca come virtuosismo la situazione della Toscana, che ha avuto richieste superiori per 3 milioni di euro a un budget iniziale anche qui già abbondante, oltre i 7,8 milioni di euro.
Devi essere connesso per inviare un commento.