Ancora una volta in Russia si torna a parlare dell’introduzione di un prezzo minimo per la vendita al dettaglio del vino fermo.
Come riportato da Russia24, mensile d’informazione per operare in Russia curato da Banca Intesa San Paolo per il Il Sole 24 ORE, il Ministero dell’Agricolturaavrebbe già ipotizzato un importo tra i 180 e 190 rubli per ogni bottiglia da 75cl (si tratta di circa € 2,5 – € 2,7), inferiore a quello di 250 rubli già vagliato – e poi scartato – negli anni passati. La proposta sarà ora trasferita al Ministero delle Finanze. In Russia è già oggi in vigore un prezzo minimo per i vini spumanti, vodka e cognac. Scopo della nuova misura sarebbe prima di tutto quello di togliere dal mercato la merce di scarsa qualità e fissare un punto di riferimento per orientare meglio i consumatori.
Sebbene il prezzo minimo ipotizzato sia inferiore ai 200 rubli, c’è chi teme che la sua introduzione possa portare a un nuovo calo dei consumi, già in forte contrazione a causa soprattutto dei recenti aumenti delle accise sugli alcolici (nel primo semestre 2017 era stato registrato un calo dei consumi di vino del 15% e dei consumi di spumante del 40%, ne avevamo parlato qui). Il prezzo minimo potrebbe di conseguenza avere ripercussione anche sulla produzione locale, che il governo sta cercando di promuovere con forza (ne avevamo parlato qui) ma che è già diminuita dell’8% nel 2017 rispetto all’anno precedente.
Altra novità in vista l’apertura alla vendita di alcolici online, possibilità che però è stata rimandata al gennaio 2019 e che probabilmente fino al 2020 riguarderà solo vino fermo e spumanti, mentre i retailer con licenza di vendita al dettaglio non potranno vendere alcolici online fino al 2022. In programma anche una nuova crescita dei dazi sul vino importato, che il Cremlino vorrebbe portare da 1750 rubli a 1850 rubli ogni 1000 pezzi, iva esclusa (circa 26 euro).
FEB
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