Un mercato che cresce, anche se non ai ritmi degli anni passati, dove il comparto del vino, rispetto agli altri alcolici, è il più dinamico e promettente. È questa la fotografia scattata dall’ultima analisi Euromonitor, che vede Singapore come grande hub di riesportazione per Paesi limitrofi, come Malesia, Indonesia, Tailandia, Vietnam e Cina, soprattutto per spumanti e champagne, ma anche come una città-stato interessante per i suoi consumi interni.
L’80% della categoria spumante viene riesportata, così come circa il 35% dei vini fermi, per un totale di 18 milioni di litri. Il mercato interno, invece, assorbe 11 milioni di litri, non pochi. Due soli Paesi, Francia e Australia, sono i maggiori esportatori, assicurandosi circa i due terzi dei flussi fisici complessivi, valore che si concentra ulteriormente a favore della Francia se si considerano i fatturati (il 70% del valore delle importazioni è riconducibile ai soli vini francesi); a distanza, seguono Australia, Regno Unito, Italia e Nuova Zelanda.
Se consideriamo la classifica dei fornitori in bottiglia, l’Italia è però terza, con un valore di 21 milioni di dollari singaporegni nel 2014, più che raddoppiati rispetto al 2009; e seconda nella categoria sparkling: 4,4 milioni di dollari, in vertiginosa crescita rispetto al dato del 2009, pari a poco meno di 800.000 dollari di Singapore.
Nel testo integrale di questo articolo, che potete leggere sul numero 3 del Corriere Vinicolo, si analizzano gli aspetti sociologici dei consumi, si riportano i dati dei mercati degli altri acolici, birre, spirits e cider/perry e ready to drink. E si parla dei dati di previsione da qui al 2019, anno in cui il fatturato retail del reparto vinicolo è proiettato oltre la soglia dei 600 milioni di dollari Usa, che significa che dal 15% attuale arriverà a superare il 17% del market alcolici, a spese prevalentemente di birre e spirits. Significativo il fatto che il fatturato vini e spumanti tra cinque anni metterà a segno un +24%, quando nello stesso periodo birre e superalcolici cresceranno di soli 4 punti percentuali.
Infine, un approfondimento sulle vendite nei canali off-trade e on-trade, con una netta prevalenza del primo; sui tipi di vino preferiti tra fermi e bollicine e tra rossi, bianchi e rosati; nonché sulle vendite per price point.
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