È stato appena firmato il Trans-Pacific Partnership (TPP), un accordo di libero scambio tra alcune delle più importanti economie di Paesi affacciati sul Pacifico, che avrà importanti effetti anche nel settore del vino. Sono dodici gli stati coinvolti: Usa, Canada e Messico per il Nordamerica, Giappone, Malesia, Singapore, Vietnam e Brunei per l’Asia, Australia e Nuova Zelanda per l’Oceania e Cile e Perù per il Sudamerica. I dodici paesi valgono il 40% dell’economia mondiale e con questo accordo si stima un incremento dell’economia globale di 223 miliardi di dollari da qui al 2025.
In cosa consiste il patto? Nell’eliminazione o nel taglio di dazi e protezioni su una serie notevole di industrie, dalle auto ai prodotti agricoli, dall’elettronica alla plastica, che si completerà nel medio-lungo periodo. Come si noterà dando un’occhiata ai Paesi firmatari del patto, molti di essi sono produttori di vino e, ad esclusione del Brunei, dove è vietata la vendita di alcolici, tutti gli altri andranno verso una omogeneizzazione delle regole di importazione/esportazione e una graduale riduzione delle tariffe, con l’obiettivo dell’eliminazione totale.
Nell’articolo integrale pubblicato sul numero 32 de Il Corriere Vinicolo trovate un inquadramento specifico di cosa significa il TPP proprio per il settore del vino: il totale vino assorbito dai 12 Paesi nel 2014 è stato pari a poco meno di 20 milioni di ettolitri per un giro d’affari di circa 11 miliardi di dollari, equivalenti al 31% del commercio mondiale. Da questo macrodato si parte per una disamina di quanto i singoli Paesi esportano verso il blocco TPP e di quanto il patto potrà cambiare gli attuali equilibri, visto che alcuni Stati avevano già stretto accordi commerciali precedenti, e il TPP non fa che confermarli (per esempio il Nafta tra Usa, Canada e Messico), mentre in altri casi, vedi il Giappone, il TPP prevede la cancellazione delle tariffe per i vini in bottiglia per tutti i membri nell’arco di 8 anni dall’entrata in vigore dell’accordo e immediato per gli sfusi. Interessantissimo per chi non aveva precedenti accordi commerciali con il Paese del Sol levante, cioè tutti tranne Cile e Australia.
Nell’articolo integrale si analizzano anche i vantaggi per i singoli Paesi, dagli Usa, a cui si spalancano i mercati nei Paesi asiatici firmatari, all’Australia, alla quale si apre invece quello canadese con cui non aveva alcun accordo precedente, e alla Nuova Zelanda, che non li aveva né col Canada né con gli Usa. E si parla anche della semplificazione dell’etichetta cui porterà il TPP.
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