Le nuove regole sulle importazioni di prodotti vinicoli nel Regno Unito dall’Unione Europea, la cui entrata in vigore è prevista per il primo gennaio 2021, potrebbero portare al caos nell’industria britannica del vino e ad un importante aumento dei prezzi al consumo.
L’allarme, già suonato in passato da più voci autorevoli, sia nel Regno Unito (si veda ad esempio quanto denunciato dalla WSTA già a settembre 2019 e quindi pre Brexit) che nell’UE (si veda il recentissimo appello di UIV), è stato ora ribadito anche dall’All-Party Parliamentary group on Wine and Spirits, che lo scorso 22 settembre ha presentato un report sul possibile impatto dei nuovi previsti requisiti.
Com’è noto, secondo il piano del governo del Regno Unito, a partire dal prossimo primo gennaio, il vino proveniente dai paesi UE dovrà essere sottoposto al certificato di importazione (noto come modello VI-1), a test di laboratorio e ad altri controlli burocratici. Nel report, che segue un’indagine condotta tra gli attori britannici del settore (commercianti, distributori, imbottigliatori etc), il gruppo interpartitico di parlamentari “Wine and Spirits” afferma che questo ingiustificato aumento di burocrazia sarà latore di grandi ostacoli a tutta l’industria del vino del paese: molte imprese potrebbero chiudere, con conseguente perdita di posti di lavoro e minori entrate per il Tesoro. L’eccesso di burocrazia previsto per i vini in entrata dall’UE (non sentito come necessario e tantomeno richiesto da nessuno degli attori dell’industria britannica delle bevande alcoliche) si tramuterà poi con ogni probabilità anche in un’aumento dei prezzi del vino al consumo e a una minor scelta per i consumatori. Possibili ripercussioni sono state accusate dai soggetti coinvolti nell’indagine anche circa il prossimo sviluppo dell’industria locale degli spumanti, oltre che naturalmente sull’industria dell’imbottigliamento.
Il rapporto dell’All-Party Parliamentary group on Wine and Spirits, arrivata, tra l’altro, nelle stessa settimana in cui il parlamentare Lord Holmes of Richmond ha presentato all’House of Lord un emendamento alla nuova legge sull’agricoltura in discussione, con la richiesta di revisione del requisito del modello VI-1 cartaceo e con la proposta di un nuovo sistema elettronico di raccolta delle informazioni necessarie alle importazioni di vino.
In proposito, Miles Beale, Chief Executive della Wine and Spirit Trade Association (WSTA), ha dichiarato (si veda qui il comunicato di WSTA, da cui riprendiamo questa e le seguenti dichiarazioni) che il rapporto parlamentare palesa il disastroso impatto che avrebbe l’introduzione del modello VI-1, definendo le procedure in arrivo “una follia” (“It’s madness”), anche perché non è chiaro se i laboratori avranno la capacità oggettiva di condurre i previsti esami su di una mole così importante di campioni.
Inoltre, come sottolineato dal parlamentare Neil Coyle, i certificati d’importazioni vennero progettati in sede UE per rendere più difficile l’importazione di vino dai paesi terzi e quindi non è comprensibile la volontà del governo, che si ripercuoterebbe sull’economia del paese e sui consumatori. Oggi il Regno Unito è tra i primi importatori di vino di tutto il mondo (insieme a Germania e Stati Uniti, secondo i dati OIV); circa il 99% del vino consumato nel paese è d’importazione e più della metà del vino in ingresso arriva dall’Unione Europea.
Critica sulle misure in arrivo anche la parlamentare Helen Grant, che auspica che i funzionari prenderanno in considerazione le raccomandazioni dell’All-Party Parliamentary group on Wine and Spirits e che procedano a riformulare le procedure d’importazioni, dando spazio alle nuove tecnologia, che permetteranno di ridurre costi e adempimenti burocratici.
FEB