La Silicon Valley Bank ha diffuso nei giorni scorsi il suo rapporto “State of the Wine Industry 2016” (lo si trova qui in lingua inglese), opera del team guidato da Rob McMillan, Executive Vice President e fondatore della divisone vino del gruppo finanziario di Santa Clara, in California.
Perso, in parte, l’ottimismo che aveva caratterizzato le statistiche previsionali degli anni passati, secondo la Silicon Valley nel 2016 vi sarà negli Stati Uniti un temporaneo calo del consumo di vino domestico e in generale una diminuzione del consumo pro capite.
Il destino del vino economico sembra quello più funesto e le vendite di vino venduto a meno di 8.99 dollari per bottiglia si assottiglieranno sia in volume che in valore (e ciò si ripercuoterà anche sulle importazioni di vino low-end sfuso).
Al contrario si prevede un incremento delle vendite di fine-wine: tra il 9 e il 13%, quando l’incremento previsto l’anno scorso era stato del 14-18%. Modesta sarà tuttavia la crescita del prezzo delle bottiglie vendute a più di 10 dollari (+4 – 8%).
Diversa fortuna avranno, invece, le vendite DTC, per queste infatti si prevede un ulteriore guadagno nei prossimi mesi.
Migliori le attese anche in merito alle importazioni, che saranno spinte dalla forza del dollaro. Oggi il vino importato – dati Nielsen – rappresenta in valore il 27% del mercato statunitense del vino in bottiglia e i “premium wine producer”, parola di McMillian, cominceranno a sentire la pressione dei prodotti esteri.
Si noti che, come ricordato anche sulle pagine di The Drinks Business, le previsioni di questo rapporto sono parzialmente in contrasto con quanto previsto lo scorso anno da IWSR (noi ne avevamo parlato qui e qui). The International Wine and Spirits Researchcirca un anno fa aveva, infatti, previsto un incremento dei consumi di vino in Usa del 11% proprio tra 2015 e 2018.
FEB
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