Oggi contano circa il 5% sul totale del vino europeo commercializzato all’interno e all’esterno dell’Unione, per un volume totale – nel cumulato a settembre 2012 – di 2,3 milioni di ettolitri e un giro d’affari valutato attorno ai 300 milioni di euro, il 3% di quanto fatturano i 27 nelle transazioni intra ed extracomunitarie, pari – nel periodo considerato – a 10,3 miliardi di euro. Di questa quota, il grosso resta all’interno dei confini dell’Unione (il 4% a volume e il 2% a valori), mentre ancora minoritario è l’apporto dato dai Paesi extraeuropei, sebbene alcuni stiano crescendo in maniera considerevole negli ultimi anni.
La cosa curiosa è che, fatto 100 il totale venduto, vini confezionati e quelli sopra 2 litri o sfusi si spartiscono la torta quasi a metà: 1,1 milioni di ettolitri i primi, 1,2 milioni i secondi. Sui valori il peso del confezionato sotto 2 litri torna preponderante, 215 milioni di euro contro 81.
Piccoli numeri, si dirà, ma se si guarda indietro nel tempo (non tanto poi, perché formalmente la categoria è stata introdotta nel 2010) le crescite sono più che notevoli. Il volume commercializzato nei primi nove mesi dello scorso anno ha già superato il totale dell’anno inaugurale e si accinge a fare altrettanto con il 2011, chiuso con 2,7 milioni di ettolitri e un valore di 344 milioni di euro.
A questa cavalcata partecipano però pochi Paesi, due per la precisione: la Francia innanzitutto, che con 871.000 ettolitri fa circa il 38% del totale commercializzato dall’Europa, con i valori (136 milioni di euro) posizionati al 45% del totale. A volumi però è prima la Spagna: 902.000 ettolitri (poco più di un milione nell’intero 2011), per un fatturato di 71 milioni di euro.
Quindi l’Italia, che sui varietali – per via delle leggi che si è data, limitandosi a sette varietà, tutte internazionali – non riesce proprio a decollare: 144.000 ettolitri a settembre (poco meno di 200.000 l’intero 2011), per 29 milioni di euro, ovvero il 10% del valore commercializzato dai 27. A pochi passi dall’Italia stanno i tedeschi, che nei tre trimestri presi in esame hanno venduto 123.000 ettolitri di varietali, per un valore incamerato di 17 milioni di euro.
La Germania è anche il primo Paese importatore di questa tipologia di vino, sia a volumi (oltre mezzo milione di ettolitri), che a valori (57 milioni di euro). Seguono il Regno Unito (48 milioni) e i Paesi Bassi, che con 25 milioni di euro stanno sopra anche agli Usa, distaccati di 5 milioni di euro.
Nella classifica generale delle destinazioni dei varietali europei seguono Belgio, Cina, Svizzera e Canada.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Eurostat. La tabella e i contenuti di questo articolo possono essere riprodotti con citazione diretta della fonte tramite link.
Sul Corriere Vinicolo n. 3/2013 un’ampia disamina dei principali mercati di destinazione, consultabili anche nella sezione Statistiche per gli utenti premium
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