Piemonte (-8%). La situazione meteo ha condizionato tutte le fasi vegetative del vigneto piemontese. Prima un inverno molto freddo, poi una primavera all’insegna dell’instabilità, con prevalenza del tempo perturbato e frequenti piogge che hanno aumentato la dotazione idrica nel terreno ampiamente utilizzata durante la lunga estate siccitosa e calda. Fioritura e allegagione sono avvenute secondo un calendario normale, ma sono state piuttosto prolungate e con risultati alterni, che nella media si possono comunque definire vicino al buono. Questa situazione ha condizionato i volumi produttivi di un’annata che già non si presentava particolarmente abbondante. Il caldo estivo, inoltre, ha iniziato a creare qualche problema da metà giugno, con un primo periodo afoso, il mese di luglio ha portato poi le giuste alternanze tra il caldo e i temporali rinfrescanti. Caldo e privo di precipitazioni è stato, invece, quasi tutto il mese di agosto. Solo nell’ultima parte l’andamento meteo si è orientato verso uno schema autunnale, con giornate calde e notti piuttosto fresche, creando la giusta escursione termica che permette il formarsi degli aromi nelle uve. La siccità ha creato problemi in particolare nelle colline più assolate, dove l’acino si presenta leggermente appassito. Il caldo ha portato comunque a una generalizzata minor resa.
A fine luglio si ipotizzava ancora una vendemmia nei tempi canonici, ma il mese di agosto ha cambiato le carte in tavola, accelerando la maturazione e favorendo nuovamente un’annata precoce: le uve base spumante sono state raccolte già subito dopo Ferragosto, seguite dalle bianche per vini tranquilli. Negli ultimi giorni di agosto ha preso il via la vendemmia del Brachetto e quella del Moscato, mentre per Arneis, Cortese, Erbaluce e Favorita si è aspettato settembre. Buono lo stato di maturazione anche delle uve nere precoci come il Dolcetto, la cui vendemmia è partita con i primi di settembre. Le piogge di inizio settembre hanno ridato vigore ai vigneti e il sole dei giorni successivi fa ben sperare per un’ottimale maturazione anche dei Nebbioli che verranno invece vendemmiati a fine mese.
Dal punto di vista fitosanitario l’annata non ha riservato particolari problemi, a parte alcuni casi di peronospora tra maggio e giugno e altri di oidio nei periodi più afosi. Restano le preoccupazioni per la flavescenza, la cui recrudescenza continua a manifestarsi in particolare laddove la viticoltura è marginale. La grandine ha colpito con la solita casualità, ma in modo molto intenso, alcune zone nel Casalese, nel Monferrato di Agliano d’Asti e Moasca, nel Barolo tra Barolo e Monforte e nel Roero verso Monticello d’Alba e Pocapaglia.
Per la qualità, ci sono tutte le premesse per un raccolto di ottimo livello. Ci sono alcune titubanze per le uve aromatiche a causa dei caldi di agosto. Tuttavia, l’attuale situazione climatica più moderata potrebbe aiutare anche queste produzioni.
Anche per la Lombardia (-15%) il carattere distintivo dell’annata è stata la siccità, che ha compromesso le produzioni sul fronte della quantità mentre la qualità attesa va dal buono al molto buono.
Nel vasto comprensorio dell’Oltrepò Pavese le prime fasi fenologiche, iniziate con un germogliamento anticipato di 10 giorni circa rispetto alla media, sono da considerare buone, mentre la siccità ha poi disturbato quelle finali. L’anticipo è stato man mano recuperato e la vendemmia di Pinot nero destinato alle basi spumante è iniziata appena dopo Ferragosto. Nella norma l’incidenza delle patologie mentre rilevante è stato l’impatto della grandine, concentrato comunque in una fascia ristretta nella zona collinare più occidentale.
Spostandoci in Franciacorta si evidenzia un ciclo vegetativo iniziato nella norma dal punto di vista del calendario ma con un’allegagione piuttosto scarsa, mentre le altre fasi fenologiche sono state molto buone. Come di consueto la raccolta è iniziata con le uve Chardonnay. Dal punto di vista delle patologie, si segnala quest’anno una maggiore incidenza dell’oidio ma l’incidenza sulle minori rese è dovuta essenzialmente alla siccità.
Restando nel Bresciano ma spostando l’attenzione alla zona di Lugana si evidenzia uno sviluppo vegetativo che si è svolto secondo un calendario normale, anche se le fasi finali sono state anche qui disturbate dal perdurare della siccità, nonostante il ricorso alle irrigazioni di soccorso.
Ottima la qualità attesa in Valcalepio, nonostante una mediocre fioritura recuperata poi dal buon andamento delle fasi successive fino alla maturazione, se condizionate dalla siccità. A livello patologico si sono riscontrati attacchi di botrite in post fioritura, e di oidio in piena estate.
A differenza del resto della regione, in Valtellina la partenza vegetativa è stata ritardata di circa una settimana con un’ottima fioritura seguita da allegagione e invaiatura buone. Si è riscontrato un aumento della peronospora durante la stagione mentre le altre avversità hanno avuto un’incidenza minore. Qualche danno da grandine.
Restando nel Nord-Ovest si segnala la sostanziale stabilità della Valle d’Aosta (=) dove tutte le fasi fenologiche, peraltro in linea con un calendario normale, possono essere considerate buone. Solo in alcune zone fioritura e allegagione non sono sembrate all’altezza delle aspettative. Qualche danno da gelate primaverili si è avuto nei vigneti più in quota. Buona anche la qualità attesa.
Scendendo in Liguria (-10%) le previsoni sui volumi produttivi sono in linea con la media attesa nell’area Nord-Occidentale e italiana più in generale. Ottime le aspettative sulla qualità.
Piuttosto importanti le flessioni nel Nord-Est a partire da quelle stimate per il Trentino Alto Adige (-10%). Sebbene con qualche differenza tra la provincia di Bolzano, in linea o poco al di sotto dei volumi dello scorso anno, e quella di Trento dove la flessione è significativa, la regione si presenta con una vendemmia al limite del milione di ettolitri. In Trentino, dove le condizioni meteo sono state più sfavorevoli, soprattutto nei fondivalle, il calo produttivo – determinato dal minore peso dei grappoli che si presentano spargoli rispetto alla media, soprattutto sulle varietà Pinot grigio e Chardonnay – può essere ricondotto essenzialmente a tre cause: il freddo invernale con conseguente germogliamento irregolare, la gelata della prima decade di aprile e le piogge di giugno che hanno compromesso la fioritura.
Nei vigneti situati in collina tali problematiche sono state meno accentuate o addirittura assenti. Il riferimento è alle uve Muller Thurgau, Teroldego, Merlot e Cabernet Sauvignon in particolare. Le piogge intermittenti hanno dato una forte spinta alla vegetazione delle viti rendendo necessari interventi, talora ripetuti, di cimatura e sfogliatura. Ridotto, e limitato ad alcune varietà il ricorso al diradamento manuale o alla spuntatura dei grappoli.
La vendemmia delle uve Chardonnay da spumante è iniziata dopo il 20 agosto a ritmo sostenuto, seguita dallo Chardonnay destinato a vino tranquillo, e da Pinot grigio, Muller Thurgau e le altre varietà bianche aromatiche. La seconda settimana di settembre vede l’inizio delle uve Teroldego per poi continuare con Merlot, Marzemino e a fine mese il Cabernet Sauvignon. I vitigni rossi, peraltro, potranno avere dei giovamenti dalle piogge di inizio mese e dal bel tempo che ne è seguito. Pochi gli eventi grandigeni, a parte quello abbastanza importante che ha colpito la fascia collinare della Vallagarina e alcune zone limitate del fondovalle.
Lo stato fitosanitario delle uve è generalmente ottimo.
In Alto Adige ci si aspetta una vendemmia con volumi uguali o di poco inferiore a quelli dello scorso anno. Questo è il risultato, comunque, di una somma algebrica tra la flessione prevista per le uve bianche come Pinot Grigio e Traminer Aromatico, che potrebbero aver perso tra il 5 e il 10%, e il buon incremento atteso per le rosse soprattutto per la Schiava. Ridotti o nulli i danni da siccità visto che la maggior parte degli impianti hanno la possibilità di ricorrere all’irrigazione.
Veneto (-12%). L’impatto del caldo prolungato e intenso e delle piogge scarse ha inciso in maniera determinante sulla produttività del vigneto veneto, interessando in maniera più decisa le uve bianche, la cui perdita è stimabile tra il 10 e il 15% (con punte in alcune zone pari al -30% per le uve bianche precoci), rispetto alle rosse, per cui si prevedono cali che non dovrebbe invece arrivare al 10%.
Nella zona di Conegliano e Valdobbiadene si evidenzia un anticipo di 10 giorni nella schiusura delle gemme, un buon andamento delle prime fasi fenologiche con qualche disturbo apportato dalle piogge durante la fioritura e una certa scalarità nella maturazione, che è però considerata buona. Nella media l’incidenza delle principali patologie, con qualche preoccupazione in più però riguardo la flavescenza dorata e il mal dell’esca. Qualche chicco di grandine a fine luglio ha causato danni, ma limitati.
Nella zona del Soave la vegetazione della vite è partita con leggero anticipo. Buone le fasi della cacciata e della fioritura, mediocre l’allegagione, ottima l’invaiatura e buona la maturazione. Nei vigneti irrigui, chiaramente, il decorso è stato migliore.
Si è avviata nella norma ed ha proseguito con regolarità la successione delle fasi fenologiche in Lugana disturbata solo, specie nel finale, da una pressione sensibile della siccità.
Nel Padovano lo sviluppo vegetativo è iniziato con qualche giorno di ritardo, quasi interamente recuperato successivamente. Mediocre, purtroppo, la fase finale della maturazione a causa dell’acuirsi dei fenomeni di siccità.
Sul fronte fitosanitario si segnala un’alta incidenza della peronospora in alcune zone del Veronese e del Trevigiano, mentre poca preoccupazione hanno destato botrite e tignola.
Friuli Venezia Giulia (-21%). Nel Triveneto il calo produttivo più marcato si prospetta in Friuli. All’anticipo di fioritura di una settimana circa hanno fatto seguito le altre fasi fenologiche, anch’esse anticipate e molto disturbate dal susseguirsi di eventi meteo negativi. A partire dalle gelate del periodo pasquale. Giugno è stato caratterizzato poi da qualche evento grandinigeno che però ha interessato solo limitate aree della zona della Doc Aquileia e della pianura isontina. I danni più significativi sono stati comunque causati dall’eccezionale scarsità di precipitazioni, che in alcune zone è stata addirittura assenza. Ad una siccità simile a quella del 2003 si è aggiunta, quest’anno, una temperatura media al di sopra della norma stagionale, con temperature massime superiori ai 30 gradi da fine giugno e per quasi tutto agosto. Davvero provvidenziali le forti precipitazioni di fine agosto che hanno permesso un parziale recupero fisiologico.
Alla siccità si è potuto far fronte, almeno in parte, con l’irrigazione di soccorso e, soprattutto nella pianura friulana, pordenonese e isontina, si è consentita alle uve una buona maturazione. Per contro dove questa pratica non è stata attuabile si è registrata una forte sofferenza delle viti. Nella seconda metà di agosto, comunque, la buona escursione termica tra il giorno e la notte ha permesso di ottenere uve con un buon tenore zuccherino e con un notevole corredo di aromi e profumi .
L’annata 2012 è stata favorevole sotto il profilo fitosanitario e anche per tale motivo la qualità attesa delle uve e dei relativi mosti è ottima.
Più contenuta la flessione attesa in Emilia Romagna (-10%). Condizioni meteo alterne nel periodo primaverile hanno influito sul ciclo vegetativo della vite provocandone un leggero ritardo che non ha però compromesso in maniera significativa i vigneti. Tale ritardo è stato poi ampiamente recuperato, tanto che la fase vendemmiale è iniziata prima del normale calendario, con una maturazione finale delle uve da ritenere più che buona.
In Romagna la cacciata è stata buona, seguita da una fioritura e un’allegagione altrettanto buone salvo per quei vigneti che sin dalle prime battute hanno risentito della scarsità idrica. Il medesimo problema ha influito sulla maturazione.
La siccità nei mesi di luglio e agosto ha senz’altro inciso sulle quantità di uva prodotta, soprattutto nelle aree collinari nelle quali non si è verificato l’accumulo di risorse idriche nel terreno nonostante le abbondanti nevicate invernali.
La flessione delle produzioni è più accentuata in Emilia, dove anche la gradazione, in alcuni casi, è inferiore rispetto allo scorso anno. In questa area già dall’allegagione si era intuito che non sarebbe stata un’annata particolarmente abbondante.
Non si sono riscontrati focolai di fitopatie e attacchi parassitari mentre è da segnalare il diffondersi del mal dell’esca, nonostante le misure preventive adottate nei vigneti.
Dai dati che emergono dalle prime vinificazioni si riscontrano valori di acidità non particolarmente elevati, a seguito delle scarse escursioni termiche.
Scendendo lunga Penisola si registrano situazione molto diversificate per quanto riguarda le regioni centrali. In Toscana (-10%) mai come quest’anno la vendemmia arriva dopo un periodo piuttosto difficile e gli eventi meteo attuali potrebbero ulteriormente cambiarne il corso. Ad oggi si concorda su una riduzione dei volumi, peraltro più contenuta rispetto alle aspettative di qualche settimana fa quando la siccità sembrava aver compromesso molto più seriamente i vigneti. La situazione si presenta fortemente disomogenea e comunque molto critica. A grandi stress idrici provocati dalla siccità si contrappongono anche zone baciate dalla fortuna dove il problema è meno sentito: Se aree del Senese mostrano volumi in linea con quelli dello scorso anno, per la zona di Montalcino si prevedono flessioni che potrebbero essere mediamente del 10%. Situazione variegata anche nel Chianti. In alcune zone si potrebbe comunque arrivare ad avere cali produttivi anche oltre il 30%: si va infatti da alcune zone del Livornese dove si toccano punte del -30%, ad altre dell’Aretino che fanno registrare -20%, o in val d’Elsa che si registra un -15%.
Per le vigne che hanno subito meno lo stress idrico si parla di 10/15 giorni di ritardo, mentre per le altre non si può neanche parlare di ritardo perché presentano danni di notevole entità tali da usare la definizione di piante rovinate. Anche per le diverse fasi fenologiche la situazione è stata molto variabile da zona a zona.
Mediamente la cacciata è stata buona, mentre la fioritura è stata tra buona e mediocre. Molto variegata anche l’allegagione e l’invaiatura.
Nessuna particolare incidenza di fitopatie.
La gradazione attesa è mediamente superiore allo scorso anno, anche se con le dovute eccezioni.
Ad avere la paggio in termini quantitativi tra le regioni del Centro sembra essere l’Umbria (-20%). A detta degli esperti l’estate è stata la più calda e la più secca degli ultimi 30 anni e questo ha pesantemente influenzato il ciclo vegetativo della vite. A questo si aggiunga un caldo molto intenso e prolungato. La situazione dei vigneti umbri appare assai variegata a seconda delle condizioni ambientali e colturali. Terreni forti, vigneti adulti, varietà tardive e una accorta gestione del terreno e della vegetazione hanno mitigato le conseguenze dello stress idrico e termico e considerando l’ottima situazione sanitaria delle uve, possono far prevedere una annata tutto sommato abbastanza regolare, come nella zona del Sagrantino. Diversamente si possono notare vigneti con evidenti segni di sofferenza da stress idrico, vegetazione appassita, acini piccoli e bucce spesse e maturazione anticipata. In particolare sofferenza i vigneti bianchi, per esempio tutto il comprensorio dell’Orvietano, dove gli operatori si aspettano un decremento produttivo piuttosto importante. Le piogge di inizio settembre possono aver apportato qualche aggiustamento verso l’alto delle aspettative produttive, ma certo nono serviranno a recuperare una vendemmia che si presenta scarsa.
Le Marche (=) sono, di contro, la regione centrale a cui è andata meglio. Per la verità anche a livello nazionale sono un po’ in controtendenza. L’andamento stagionale particolarmente mite e con piovosità diluita nel periodo primaverile, ha favorito l’anticipo della vegetazione della vite di 10 – 15 giorni rispetto alla media stagionale. In assenza di condizioni meteo avverse che avrebbero potuto influire negativamente sulle prime fasi fenologiche, la cacciata e la fioritura sono state più che buone, come ottime sono state l’allegagione e l’invaiatura. Buone condizioni che si sono protratte sino alla fase vendemmiale, con una maturazione delle uve anticipata di circa dieci giorni.
La qualità delle uve è ottima, la carica dei grappoli è buona e non si presentano fenomeni di acinellatura. Le prime uve vendemmiate, peraltro, danno anche indicazioni verso un lieve incremento rispetto allo scorso anno che resta il più scarso, in termini produttivi, dell’ultimo decennio. La siccità verificatasi nei mesi di luglio e agosto non ha influito eccessivamente sullo stato vegetativo e produttivo della vite, in particolare dei vitigni autoctoni che hanno avuto disponibilità di risorse idriche accumulate nel terreno a seguito delle abbondanti nevicate invernali. Questa condizione, oltre ad aver consentito un ciclo vegeto-produttivo della vite senza squilibri fisiologici nelle diverse fasi fenologiche, persiste tuttora nei vitigni tardivi. La qualità si attende su livelli ottimali, visto l’assenza di fitopatie, con gradazioni, superiori rispetto allo scorso anno.
Contenuto il calo anche nel Lazio (-2%). Come per le Marche, volumi poco al di sotto di quelli dello scorso anno portano, comunque, a una delle vendemmie più scarse degli ultimi tempi. Da considerare infatti che il risultato del 2012 computa anche l’entrata in produzione di vigneti reimpiantati di quegli operatori che hanno deciso di restare competitivi sul mercato vitivinicolo. Dopo un inverno freddo, che ha visto riapparire la neve a bassa quota dopo diversi decenni, il ciclo vegetativo nei vigneti è iniziato regolarmente. La cacciata e la fioritura sono state buone, l’allegagione ottima per i vitigni internazionali, buona per gli autoctoni bianchi come la Malvasia di Candia, contraddistinti però da grappoli più spargoli del normale.
Dopo i tre mesi primaverili, caratterizzati da temperature e piovosità nella media stagionale, si pensava a un deciso incremento produttivo, ma l’estate siccitosa e afosa ha ridimensionato di molto le attese. L’invaiatura ha avuto luogo in condizioni ottimali, e le uve sono tutt’ora di buona qualità.
Anzi, buone le bianche, che hanno un po’ sofferto del caldo e del basso gradiente termico giorno/notte del mese di agosto, mentre ottime sono le uve nere. I grappoli sono integri e senza acini danneggiati, come lo scorso anno e come raramente accaduto in passato.
Il corredo zuccherino è sostanzialmente equivalente a quello della vendemmia 2011 e leggermente superiore alla media degli ultimi cinque anni.
Sul fronte fitosanitario si segnala solo qualche problema dovuto all’oidio, ma i danni sono stati di lieve entità.
Anche per l’Abruzzo (=) la vendemmia 2012 dovrebbe confermare i livelli, peraltro non particolarmente abbondanti, dell’anno prima. Nonostante il susseguirsi di freddi tardivi in alcune aree interne della regione le prime fasi fenologiche sono da considerarsi buone. In generale c’è da segnalare un anticipo di 4 o 5 giorni, ad eccezione delle uve precoci che a causa della siccità estiva hanno raggiunto un grado di maturazione ottimale più tardi della norma.
I volumi di queste uve sono in calo rispetto allo scorso anno. Ma in un computo complessivo le perdite di questa tipologia potrebbero essere recuperate dalle uve Montepulciano, vitigno tardivo, che presenta una buona carica di grappoli e che potrebbe trarre molti benefici dalle piogge di inizio settembre seguite da giornate particolarmente assolate.
La qualità è attesa su buonissimi livelli vista l’assenza di malattie della vite. Si prevedono gradazioni elevate.
Decisamente in controtendenza la Campania (+5%) dove le prime fasi fenologiche sono risultate tra il buono e l’ottimo. Solo in fase di maturazione qualche problema legato alla siccità, attenuata solo in alcune zone dalle piogge di fine luglio e soprattutto da quelle di settembre che hanno riportato in positivo le attese per i vitigni tardivi.
È invece un’annata difficile per la Puglia (-15%) dove si potrebbe restare al di sotto della soglia dei 5 milioni di ettolitri. L’inizio dello sviluppo vegetativo, per la verità, aveva prospettato tutto un altro scenario.
Nel Nord della regione, ad esempio, fioritura e allegagione erano state ottime e tutto è andato per il meglio fino a quando le piante sono riuscite a recuperare e utilizzare l’umidità residua delle piogge invernali. Poi la siccità prolungata e il forte caldo hanno cominciato a far sentire i loro effetti.
Sulle uve precoci si arriva anche a perdite del 30%, mentre le piogge di settembre sembrano un toccasana per i vigneti tardivi soprattutto a bacca rossa.
A una scarsa quantità, comunque, si contrappone una qualità ottimale, almeno fino ad ora, grazie all’assenza di malattie o attacchi di patogeni.
Più contenute, ma comunque significative le perdite attese in Molise (-8%) e Calabria (-9%). In Molise in un primo tempo tutto sembrava andare per il meglio fino all’estate quando caldo e siccità hanno arrestato creato difficoltò di sviluppo delle uve. Come era prevedibili le perdite maggiori si hanno sulle uve precoci, che peraltro sono state vendemmiate in anticipo per evitare che scendesse il contenuto in acidità. Per le tardive, invece, c’è qualche possibilità di recupero.
In Calabria la primavera era stata favorevole e aveva assicurato alle uve una crescita lineare e priva di muffe, grazie a una buona alternanza di caldo e precipitazioni. Il caldo estivo ha compromesso la situazione, limitando l’accrescimento dei grappoli. Provvidenziali potrebbero essere le piogge di settembre.
Non sfugge a questa sequenza di segni negativi la Basilicata (-11%). Anche qui i problemi sono già quelli evidenziati per le altre regioni. La siccità e il caldo hanno limitato l’accrescimento del grappolo con evidenti conseguenze negative sulla resa in vino. I problemi erano comunque iniziati già con la cacciata, già definita mediocre, alla quale però sono seguiti una buona fioritura e una buona allegagione. L’invaiatura ha invece risentito molto del clima e non è stata tra le migliori.
Dopo tre anni di flessioni la Sicilia (+7%) sembra invece invertire la tendenza e registrare un segno positivo. Risultato questo non di un’isola felice dal punto di vista metereologico, ma dell’insieme di alcune importante componenti esogene rispetto al clima. Prima fra tutte la forte riduzione del ricorso alla vendemmia verde. Quest’anno gli ettari che hanno goduto di tale misura sono stati 3.500, contro i quasi 13mila dello scorso anno. A questi si aggiunga l’entrata in produzione dei nuovi impianti, ma si devono sottrarre i danni della siccità.
La fioritura e l’allegagione erano state buone ma già da giugno la mancanza di precipitazioni aveva cominciato a creare qualche problema accentuato dal caldo di luglio e agosto, non tanto per le temperature raggiunte quanto per il loro perdurare. La disidratazione eccessiva si è avuta, comunque, solo sui terreni non irrigui e soprattutto sulle varietà internazionali, con una conseguente riduzione di peso ma non di qualità. Le varietà medio-tardive, Catarratto, Grillo, Inzolia, Grecanico, Nero d’Avola, Nerello mascalese, Frappato, hanno subito invece un rallentamento nei processi di accumulo e sintesi e le piogge della prima settimana di settembre potrebbero riportarli verso un calendario nella norma.
Qualità attesa ottima, favorita anche dal favorevole andamento meteo che comportato una salubrità delle piante e dell’uva.
Stabile infine la produzione in Sardegna (=). Anche per questa regione c’è da sottolineare che l’aver raggiunto i livelli del 2011 non è però sinonimo di una vendemmia abbondante. Lo scorso anno infatti la Sardegna aveva prodotto poco meno di 500mila ettolitri, il 27% in meno della media dei cinque anni precedenti. E il confronto diventa ancor più drammatico se si effettua con i primi cinque anni del nuovo millennio.
Tornando al 2012 si evidenzia un buon inizio della ripresa vegetativa con cacciata e fioritura buone, anche se la situazione meteo ha causato notevoli aborti florali, compromettendo soprattutto uno dei vitigni principi dell’enologia sarda, il Vermentino.
Per quanto riguarda l’altro principe del vigneto sardo, il Cannonau, e i rossi Carignano e Monica, si prevedono buona qualità e quantità. E così per il bianco Nuragus, con qualità e quantità perfino meglio dell’ultima vendemmia.
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