Come si è comportata l’Italia rispetto ai competitors nel primo semestre del 2018?
Possiamo dire che sullo spumante le cose vadano abbastanza bene, mentre sui vini fermi le performance tricolori impallidiscono nel confronto con i principali competitors.
In Usa, il nostro zero a valore nel primo semestre si confronta con crescite a doppia cifra dei francesi e il +7% dei neozelandesi, mentre il resto dei fornitori va sott’acqua, con picco negativo degli australiani a -13%. Ma è in Canada che facciamo davvero male se messi allo specchio con gli altri: ancora zero, contro +20% dei neozelandesi, +10% dei francesi e +4% e +6% di spagnoli e australiani.
In Europa, le cose non migliorano: a Londra, il nostro -7% è speculare alla performance spagnola, ma anche qui dobbiamo fare i conti con i progressi robusti di Francia, Australia, Cile e Sudafrica. In Germania, dove i “nuovomondisti” sono meno aggressivi, siamo però surclassati dai francesi (+21% contro il nostro modestissimo +1%).
Capitolo Asia: in Giappone siamo accomunati alle sorti dei nostri cugini europei, con picco negativo per gli spagnoli a -14%, ma eccettuati gli australiani, le cose non vanno bene per nessuno, compresi i leader di mercato cileni (-11%). Sulla Cina, progrediamo del 7%, facendo meglio della Francia (in passivo clamoroso), ma impallidiamo di fronte al +53% degli australiani, che in classifica generale stanno al secondo posto.
Sulla spumantistica, l’unica piazza dove sottoperformiamo è il Canada, mentre si va a gonfie vele in Usa (qui lo Champagne lascia per strada il 9%), Belgio, Giappone e Germania. Rallentiamo in UK rispetto alle nostre consuete performance a doppia cifra, ma siamo sempre piazzati meglio dei francesi, mentre in forte progressione risultano i Cava. A livello generale, il 14% messo a segno dalle bollicine tricolori si confronta con un +9% degli spagnoli e un magrissimo 1% dello Champagne, dovuto in larga parte alla stasi registrata a Singapore, terza piazza di scambio per le Maison d’Oltralpe.
Il dettaglio dell’export primo semestre sul Corriere Vinicolo n. 29-2018
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