Nel primo semestre 2020, le importazioni di vino in Russia sono diminuite del 19% in volume e del 3,4% in valore rispetto allo stesso periodo del 2019. In totale, secondo l’OeMV che ha analizzato i dati delle dogane russe, tra gennaio e giugno hanno varcato in ingresso i confini 1,477 milioni di ettolitri di vino (il calo registrato è pari 350.000 hl) per un valore di 28,64 miliardi rubli (circa 322,6 milioni di euro); prezzo medio dell’import semestrale 193,3 rubli/litro (2,18 €/l circa). Guardando le importazioni per categoria si scopre che la perdita più importante arriva dal vino sfuso. Nel primo semestre le importazioni di vino in cisterna sono crollate del 56,3% in volume (da 523.000 hl del 1 semestre 2019 a 229.000 hl); nel solo mese di giugno la contrazione è stata di quasi il 90% vs giugno 2019. Le importazioni di vino in bottiglia, le più consistenti, hanno visto invece una contrazione del 6,1% in volume (fino a 1,11 milioni hl) e del 1,5% in valore (fino a 23,285 miliardi di rubli); calate del 15% vs primo semestre 2019 anche le importazioni di vino in bag in box, mentre sono cresciute le importazioni di vino spumante: +12,9%.
L’Italia (+2,4%, fino a 7,8 miliardi di rubli), la Francia (-3,4%) e la Spagna (-17,4%) sono stati i primi fornitori di vino in valore nel primo semestre 2020; Spagna (-44% fino a 330.000 hl), Italia (-0,4% fino a 310.000 hl) e Georgia (-10,8% fino 168.000 hl) i primi tre fornitori in termini di volume.
Come sottolineato da OeMV, il calo consistente delle importazioni di vino sfuso sopra citato (-90% a giugno) coincide con l’entrata in vigore della nuova legge russa sul vino. Si tratta, lo ricordiamo, di una riforma di ampio raggio, vigente dal 26 giungo 2020, e particolarmente discussa a livello internazionale per motivi quali ad esempio il disallineamento rispetto agli standard dell’OIV in materia di pratiche enologiche, l’introduzione di controlli in loco dei prodotti in ingresso, ed anche, proprio, per le limitazioni introdotte alle importazioni di vino sfuso.
FEB