L’opinione delle grandi Maison su quale sarà il prossimo grande mercato di sviluppo dello Champagne, specie d’alta gamma, non è univoca, ma comunque in regione si sta discutendo sul futuro. La Cina è naturalmente in testa alle citazioni, ma incomincia a farsi sempre più largo l’ipotesi Africa.
Come dice Clovis Taittinger, “in Cina la cultura del bere non esiste veramente e le grandi Maison non hanno ancora trovato le chiavi per un messaggio unitario che permetterebbe d’incontrare il gusto del consumatore cinese”. Sulla stessa lunghezza d’onda Carol Duval-Leroy, proprietaria della Maison omonima, che nutre il dubbio “che il mercato cinese alla fine si riveli in realtà un’illusione di quegli occidentali in cerca di nuovi mercati di sbocco, ossia uno specchio per le allodole”. Rimane molto ottimista Jean-Marc Lacave, ceo di Champagne Veuve Clicquot, il quale considera che “il mercato cinese avrà nei prossimi anni uno sviluppo molto simile a quello del Giappone: mentre abbiamo impiegato 25 anni per sviluppare la parte di alta gamma in Giappone, impiegheremo solo dieci anni in Cina”.
Lacave, grande conoscitore dei mercati del lusso, oltre al successo avuto in Cina, è uno dei più forti sostenitori della scommessa africana per lo sviluppo rapido dell’export di Champagne, in particolare l’Africa dell’ovest anglosassone. “Fra cinque anni – dice – si venderanno più bottiglie in Nigeria che in Svizzera, che oggi pesa per 5 milioni di bottiglie di Champagne, assieme a una forte crescita annunciata per il Ghana in piena espansione grazie ai nuovi legami economici con gli Stati Uniti”.
Con 19 milioni di euro di export nel 2012 (+26% cumulato in dieci anni), per lo Champagne la Nigeria si conferma come uno dei mercati più dinamici non solo dell’Africa, ma tra quelli che di solito vengono annoverati come emergenti. Come valori assoluti, sta infatti sopra Brasile, Cina, Hong Kong e Russia, Messico e India, peraltro l’unico in forte calo dal 2007 a oggi. L’unico Paese ad aver registrato una crescita decennale più robusta è la Cina (+50%), ma vi è da dire che mentre la Nigeria nel 2002 già importava oltre 1 milione di euro, Pechino era a poco meno di 300.000.
All’interno del continente africano, altra roccaforte per le bollicine francesi è il Sudafrica, 10 millioni di euro di export e una crescita decennale del 15%. Segue il Marocco (4,6 milioni di euro, +12%), mentre la crescita più sostenuta è quella del Ghana: +50% circa dal 2002 al 2012. L’unico a segnare una batttuta d’arresto frai i Paesi africani sopra il milione di euro è il Camerun, oggi attorno a 3,2 milioni ma con un calo decennale del 5%.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati ministero dell’Agricoltura francese
Il tema del futuro della Champagne, dei rapporti con il fenomeno Prosecco e dell’apertura dei nuovi mercati sarà al centro di un’inchiesta che verrà pubblicata prossimamente sul Corriere Vinicolo
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