La provenienza, fattore strettamente legato alla notorietà della zona vitivinicola di produzione, è il primo fattore che condiziona la scelta di consumatori e distributori cinesi in fatto di vino. L’ha rivelato uno studio, partecipato da UbiFrance e OI (Owens-Illinois, produttore di bottiglie in vetro), sulle preferenze d’acquisto in Cina.
Il dato, almeno per questo primo risultato, premia ancora una volta l’azione di diffusione della cultura del vino operata dai francesi nel Paese della grande muraglia; sì perché, come si usa sempre dire, in Cina è il vino francese quello più noto.
Il secondo più importante fattore di scelta è, per l’84% dei distributori, il prezzo: ciò è particolarmente interessante in un mercato in cui, in linea generale, l’alto costo delle bottiglie non è quasi mai indicato dagli osservatori come freno all’acquisto, anzi i cinesi, quelli che se lo possono permettere (naturalmente), vedono nel prezzo delle bottiglie una “garanzia di qualità”. È tuttavia altresì evidente che anche qui, con il progressivo aumento dei consumi, e soprattutto per soddisfare le esigenze dei nuovi e giovani bevitori che cercano vino per un consumo “di piacere” (non solo dunque da condividere o regalare in momenti formali o di business), il prezzo avrà via via un’importanza crescente nelle decisioni d’acquisto (recentemente, si veda qui, abbiamo proposto i risultati di uno studio di Wine Intelligence che evidenzia quanto sia sempre maggiore la richiesta in Cina di vino a buon prezzo).
Seguono il gusto (lo ha dichiarato il 73% degli intervistati) e la Denominazione (68% degli intervistati), fattore comunque legato alla provenienza che come già detto è risultato il primo fattore di scelta.
Al quinto posto la forma della bottiglia e dell’etichetta. Bottiglie verdi e bordolesi le preferite, mentre i rivenditori rimangono indifferenti alle bottiglie trasparenti e di forme particolari. Tradizionali anche le preferenze in fatto di etichette.
Sebbene quello del packaging sia “solo” il quinto criterio per importanza, rimane rilevante che venga prima della tipologia di vino (all’ottavo posto in questa classifica). Il dato non è da trascurare (lo nota anche l’autore del commento a questa ricerca apparso sull’edizione internazionale online del francese La jounée vinicole che titola in modo significativo il suo articolo con un Chinese distributors more attentive to wine bottles than their contents), soprattutto perché questo appello al “tradizionale” – quello occidentale, in “nostro” – in parte contraddice (o forse integra?) quanto, da più parti, si è detto negli ultimi anni riguardo alla necessità di interpretare il codice culturale cinese al momento della programmazione delle strategie di marketing legate al confezionamento dei vini partenza per la Cina. Non che il proporre quello che piace ai distributori cinesi (per quanto emerge da questa ricerca, s’intende) non sia anch’essa una forma interpretazione di un codice culturale, ma per il fatto che, fino ad ora, molti esperti di questo mercato avevano consigliato di creare bottiglie e etichette che incontrassero quel gusto carico e per noi europei, ci si passi il termine, un po’ kitsch tipico di un certo graphic design orientale.
A questo proposito sarà interessante capire quali saranno i risultati della gara di wine packaging che si terrà nei prossimi giorni nella cornice della Yantai international wine exposition (ne avevamo parlato qui), concorso nel quale saranno messe a confronto etichette, bottiglie, capsule, tappi e scatole per il confezionamento del vino.
Segnaliamo, per concludere, che al sesto posto tra fattori di scelta indicati dai distributori cinesi vi è il marchio.
Devi essere connesso per inviare un commento.