E’ un premio tutto umanista, come hanno più volte ribadito Isabella Bossi Fedrigotti e Sandro Boscaini, rispettivamente presidente e vicepresidente della Fondazione Masi, quello che si è svolto come di consueto presso Villa Serego Alighieri a Gargagnago di Valpolicella il 27 sttembre 2014.
La 33° edizione del Premio Masi ha infatti come protagonisti Andrea Bocelli, vincitore del Premio Internazionale Masi Civiltà del Vino, lo sceneggiatore padovano Umberto Contarello, lo storico e accademico veneziano Mario Isnenghi e il presidente dell’associazione Ville Venete Alberto Passi, tutti designati per il Premio Masi Civiltà Veneta e infine la giornalista e scrittrice bielorussa Svetlana Alexievich, protagonista della sezione Grosso d’oro Veneziano.
E’ un Andrea Bocelli produttore di Sangiovese e Cabernet Sauvignon a Lajatico in provincia di Pisa (dove è nato) quello che viene insignito del riconoscimento della Fondazione Masi “per aver contribuito con la sua autorevolezza di artista di fama mondiale e con la sua passione di produttore e gioia di estimatore a dare lustro al vino” come cita il premio stesso. Dal 2000 infatti insieme al fratello Alberto inizia a produrre vino negli otto ettari di vigneto dell’azienda agricola di famiglia “perché una bottiglia di vino è di fatto una bottiglia di felicità” come dichiara il Maestro durante la cerimonia ufficiale tenutasi il 27 settembre presso il Teatro Filarmonico di Verona.
Umberto Contarello apre la sezione del premio dedicata ai “veneti eccellenti” che si sono distinti in varie discipline. Dopo aver lavorato a lungo accanto al regista Carlo Mazzacurati (già premio Masi 2009) Contarello affianca come sceneggiatore Paolo Sorrentino nel film “La Grande Bellezza” miglior film straniero agli Oscar 2014, che lui stesso definisce “un film atipico perchè si vede e si ascolta in funzioni scisse. Produce innanzitutto malia visiva perché è sontuoso e rituale ma poi va anche ascoltato”.
L’attività dello storico Mario Isnenghi è rivolta invece al disarcionare i luoghi comuni del Triveneto che spesso hanno influenzato l’opinione comune soprattutto in merito agli episodi più importanti della storia del ‘900 dalla Grande Guerra allo sviluppo di Venezia e di tutte le più importanti città venete. “Ho dovuto diventare il difensore dei fatti di secondo grado perché non lo faceva nessuno” – ha spiegato il professor Isnenghi già autore di volumi quali “Il mito della Grande Guerra” e direttore della rivista “Venetica”.
L’Associazione delle Ville Venete nella persona del suo presidente Alberto Passi chiude la triade dei premiati dichiarandosi un vero e proprio brand di promozione turistica con all’attivo 150 ville aperte al pubblico che stanno facendo rete fra di loro soprattutto per intercettare i flussi di turismo straniero cui l’associazione vuole offrire, non una semplice visita ma una vera e propria “experience” (parlando in termini di marketing) di una realtà nata, non tanto per colmare gli ozi di un’aristocrazia veneziana annoiata, ma come insieme di aziende agricole efficienti e fonti di reddito all’apice della Serenissima.
Il Grosso d’oro veneziano dedicato a coloro che hanno promosso la cultura come veicolo di comprensione tra i popoli premia quest’anno l’attività di indagine, durata oltre 30 anni, della scrittrice Svetlana Alexievich che ha dato voce in Occidente alla gente comune della Russia sovietica e post comunista. Attraverso le sue innumerevoli interviste la Alexievich descrive la Russia di oggi come popolata da individui megalomani che nonostante i loro conflitti interni e la loro storia più recente “vogliono vivere in un grande paese di cui tutti possono aver paura”, “non si tratta solo di Putin – spiega Alexievich – ma di una specie di Putin collettivo che condiziona la mentalità della Russia post comunista, troppo ansiosa di diventare capitalista, troppo velocemente privata degli ideali di un tempo e che guarda con nostalgia all’epoca imperialista degli zar”.
Devi essere connesso per inviare un commento.