Recupera a volume il mercato britannico a settembre. Rispetto alla chiusura del primo semestre, quando si era chiuso a +1%, le importazioni di vino in bottiglia passano a un più strutturato +5%, dovuto alle performance dei primi due supplier, Francia e Italia. I francesi raddrizzano in parte una situazione che a inizio anno pareva drammatica, recuperando il saldo negativo almeno a volume (+8%), ma rimanendo in forte passivo sui valori (-25%), complice un abbattimento del prezzo medio del 30%. L’Italia invece recupera anch’essa sul dato fisico (a +9% contro lo zero di giugno), ma lascia sul terreno crescita a valore, spostandosi dal +4% del semestre al +1% odierno, e invertendo anche la rotta sui prezzi, passando da +4% di metà anno a -7% di settembre.
Chi macina volume confermando la crescita a valore di giugno è la Spagna, anche se il prezzo pagato per questa strategia lo si vede nella colonna listini, scesi in media del 10% (a giugno si era a -4%). Da manuale invece continua a essere la performance delle cantine neozelandesi, con crescite regolari ormai da inizio anno e colonna prezzi in aumento del 4% (a giugno si era a +3%). Peggiora il quadro cileno, complice aumento generale dei prezzi mal digerito dagli importatori, e in catalessi conclamata il gigante australiano, che scivola sempre più in basso nella classifica dei fornitori in bottiglia, spingendo invece sulla cisterna (a settembre 1,6 milioni di ettolitri, +9%, su un mercato che ne assorbe in totale 3,5 milioni).
Robusta infine la crescita a volume della Germania, trascinata da un taglio dei prezzi di quasi il 20%, mentre prosegue regolare l’andamento degli Usa. Singolare la retromarcia delle cantine sudafricane, passate da un +13% di giugno a un -14% di settembre.
Veniamo alla spumantistica. E parliamo di Italia, che continua a macinare crescite astronomiche a volume e valore, allineate al dato di giugno, ma pagate a caro prezzo: -27% il taglio dei listini, con la colonna dei vini Dop (dove gioca il Prosecco) sotto del 16%, a 2,66 sterline al litro di media.
In salute la Francia, allineata alle performance di giugno, e la Spagna, ma anche per i nostri concorrenti diretti c’è da soffrire sui prezzi.
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