Il mercato del vino Usa cresce, anche se, nel 2014, l’incremento è stato del solo 0,3% nei volumi commercializzati (per un totale di 322 milioni di casse da nove litri), a causa, soprattutto, delle difficoltà del settore on-premise (bar e ristoranti dunque). Questo quanto emerge da “The U.S. Wine Market: Impact Databank Review and Forecast, ricerca condotta nei mesi scorsi coinvolgendo circa mille bevitori abituali di vino statunitensi.
Il report indica, inoltre che nel complesso l’interesse per il vino (soprattutto per quello da bere a casa) cresce tra gli americani, sempre più desiderosi e disposti a sperimentare nuovi prodotti.
La convenienza sembra essere il criterio d’acquisto chiave, con buoni risultati per il vino in scatola, per quello tappato a vite, e per le bottiglie da 187 millilitri. Due terzi dei consumatori americani dichiarano di comprare il vino in base all’etichetta, mentre il 76% dice che il fattore più importante nella scelta di un vino è il gusto.
Di particolare interesse quanto la ricerca dice in merito ai giovani consumatori. La loro conoscenza del vino è in buona parte mediata dal web e dai social network, sui quali più della metà partecipa a discussioni che hanno il vino come tema, proponendo opinioni e influenzando conoscenti e amici. La ricerca evidenzia per i giovani un rapporto non convenzionale col vino, fuori dalla tradizione insomma, visto che il 66% duce di mixare vino col succo di frutta o frutta, il 51% di utilizzarlo per la preparazione di cocktail, il 46% di berne con il ghiaccio…ed il 27% addirittura di berlo (ogni tanto) con la cannuccia. Ai giovani è attribuita poi una particolare passione per i vini dolci (Moscato, soprattutto) e per gli spumanti.
In generale gli spumanti sono la categoria più dinamica del mercato Usa. Sebbene rappresentino il solo 5% di quota nel mercato statunitense, le loro vendite sono cresciute lo scorso anno per il sesto anno consecutivo dopo il default della crisi del 2008. La crescita dello scorso anno sul precedente è stata stimata nel 3%, per un totale di 16 milioni di casse. Sono però soprattutto gli spumanti importati a fare ribollire questo mercato: gli importati, infatti, sono cresciuti in un anno del 6,6% (fino a 7,1 milioni di casse), mentre le vendite degli sparkling locali rimangono stabili a 8,85 milioni di casse.
In particolare poi è il nostro Prosecco a fare la parte del leone, con in testa le etichette Mionetto, La Marca, Zonin e Riondo.
Si sottolinea che i dati di Impact Databank sul commercio di sparkling wine in Usa sono più conservativi di quelli rilasciati da IRI che a fine 2014 aveva parlato di una crescita per la categoria sparkling wine del 8,4% nell’anno al 30 novembre. Nello specifico secondo Iri gli spumanti importati sarebbero cresciuti del 12,5%, con i marchi italiani a +17,5% ed il Prosecco a +42%.
FEB
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