Oggi non è difficile trovare sugli scaffali dei grandi magazzini australiani vino venduto a un prezzo inferiore di quello dell’acqua minerale. Ne ha parlato Sarah Porter, giornalista della BBC, in un articolo pubblicato nella sezione business news del sito web dell’editore britannico.
Le cause che hanno portato a uno scenario di questo tipo sono diverse. Secondo gli esperti del settore i tassi di cambio, il calo della domanda internazionale di vino (e il conseguente declino delle esportazioni australiane), e un eccesso di prodotto nel mercato interno, sono tutti fattori concorrenti a questa situazione. Si aggiungano poi le tasse che insistono sia sulla vendita all’ingrosso che su quella al dettaglio degli alcolici, come affermato dal professor Kym Anderson del Wine Economics Research Centre in Adelaide. In particolare in Australia – lo ha detto alla giornalista il professor Robin Room del Turning Point Alcohol and Drug Centre di Melbourne – gli alcolici sono tassati in funzione del prezzo del prodotto, piuttosto che sulla quantità di alcol, così sui vini a buon mercato insiste una tassa molto bassa rispetto a quella che gonfia i prezzi dei vini più cari (in funcione di ciò inltre, sempre secondo il ricercatore, l’imposizione di un prezzo minimo potrebbe essere di aiuto nella lotta all’alcolismo nel paese).
La grande disponibilità di vini a bassissimo prezzo in Australia è frutto poi della guerra dei prezzi tra i due giganti australiani della gdo: Woolworths e Coles. In un regime che si potrebbe definire quasi duopolistico le due catene sopracitate prendono il 70% delle vendite di vino al dettaglio ed è quindi palese che le loro politiche di vendita incidano sia sui prezzi al dettaglio che su quanto viene pagato ai produttori.
FEB
Devi essere connesso per inviare un commento.