di Sara Valitutto
Il mondo del vino italiano desidera cambiare il proprio modo di fare comunicazione e guarda con interesse sempre maggiore al digitale per cercare di coinvolgere i “millenials” che sembrano prediligere birra e cocktails al più tradizionale bicchiere di vino.
Ecco perché Tenuta Col Sandago, Tommasi Family Estates, Gruppo Vinicolo Santa Margherita e Zonin1821 si sono incontrati presso H-Farm, incubatore di Startup a Roncade (TV), per partecipare alla seconda edizione di H-Wine, maratona di “Hacker”(la H sta proprio per questo) che per 24 ore di fila ha dato luogo ad un enorme brainstorming collettivo allo scopo di presentare nuove idee sotto forma di App, social network, giochi e tutto quello che possa essere supportato da piattaforme digitali in grado di comunicare worldwide.
La grande novità di questo genere di maratone è che qui partecipano attivamente i rappresentanti di ciascuna azienda, assistendo e fornendo ognuno un proprio brief cui gli “hacker” divisi in gruppi composti da almeno uno sviluppatore, un designer e un addetto al marketing, devono ispirarsi se desiderano vincere la sfida e avere la possibilità di vedere il proprio progetto sostenuto dall’azienda o magari “incubato” dall’acceleratore H-Farm.
Partner dell’iniziativa per il secondo anno consecutivo è Vinitaly International che esordisce con un video girato in Cina (uno dei mercati emergenti più importanti per le aziende italiane in questo periodo storico) dal titolo “Lost in Translation” proprio per spiegare quanto debba essere necessariamente diverso il modo di comunicare il vino alle altre culture.
Vediamo nello specifico attraverso le loro richieste, di che cosa hanno bisogno le aziende italiane del vino.
“Collegare l’esperienza digitale con quella reale valorizzando le tenute e utilizzando i social network e il gaming.” – Francesco Zonin (Zonin1821) esordisce con un brief generico volto a cambiare la comunicazione del vino finora troppo legata all’iconografia tradizionale (immagini di vendemmia e vinificazione oppure abbinamenti cibo-vino) troppo spesso rivolta ai soli addetti ai lavori e agli appassionati. “Abbiamo svecchiato il modo di fare il vino ma non abbiamo svecchiato il modo di comunicarlo e questo quando si gira il mondo lo si vede chiaramente – spiega Zonin – facciamo dei vini incredibili in territori unici tenuti come giardini ma non siamo in grado di comunicarli come hanno fatto tante altre zone del nuovo mondo che non possiedono la nostra storia e le nostre bellezze ma forse proprio grazie a questa mancanza si sono dati più da fare nella comunicazione, basti pensare che in 20 anni ci hanno tolto un quarto del nostro mercato che abbiamo costruito in oltre 2000 anni di storia e 600 vitigni autoctoni”.
Francesco Zonin si concentra poi sui consumatori del futuro sempre meno abituati a bere vino tutti i giorni perché percepito come qualcosa di troppo complicato o addirittura noioso – “stiamo calibrando male il tiro sui giovani, non dico di abolire o cambiare del tutto la vecchia comunicazione ma bisogna affiancare qualcosa di innovativo”.
Ettore Nicoletto, amministratore delegato del Gruppo Santa Margherita, spiega così che cosa si aspetta da questa maratona di idee “abbiamo chiesto un approfondimento abbastanza semplice che dovrebbe servire al nostro gruppo a catturare informazioni su chi interagisce con noi in occasione dei tanti eventi che organizziamo in Italia e nel mondo quindi una semplice profilazione di un visitatore che poi ci consentirà di calibrare l’informazione per poi segmentare al meglio determinati contenuti con una segmentazione un po’ più puntuale di quella portata avanti finora”.
“L’Italia non è indietro dal punto di vista della creatività – prosegue Nicoletto – probabilmente siamo indietro nell’implementazione di queste iniziative perché manca sostegno a livello governativo, centrale, statale. Inoltre il settore del vino è un settore agricolo e per questo motivo, mi passi l’espressione, un po’ arretrato pertanto ha bisogno di accelerare questo processo di modernizzazione e digitalizzazione”.
Fabrizio Zanetti (Tenuta Col Sandago) e Stefano Tommasi (Tommasi Family Estate) hanno entrambi bisogno di una piattaforma digitale e/o web, il primo “in grado di connettere, a partire dal singolo ingrediente o dagli ingredienti principali di una ricetta, il vino, mettendolo in relazione col mondo della cucina italiana, e i suoi territori, con quella internazionale e i diversi paesi” mentre il secondo “che diventi una carta dei vini interattiva per agevolare il ristoratore e il consumatore in tutti i diversi mercati in cui siamo presenti”.
“Non possiamo prescindere dal mondo digitale e soprattutto da quello dei Social – prosegue Stefano Tommasi – basta solo pensare ai feedback che leggiamo per viaggiare, per scegliere un hotel o un ristorante e al successo di Trip Advisor. Pertanto da queste 24 ore mi aspetto grandissima positività perché comunque vada ne usciremo con idee molto più chiare e più solide per creare i presupposti lavorativi per il nostro futuro”.
I vincitori
Allo scadere delle 24 ore non stop di brainstorming la giuria composta dalle aziende stesse e da Vinitaly International ha decretato i vincitori per ciascuno dei Brief proposti.
Zonin1821 ha premiato MooWine., piattaforma web-based incentrata sul gaming e volta ad ingaggiare e coinvolgere i target più giovani con l’obbiettivo di fare vivere esperienze concrete. Strumento basato su casi di successo già esistenti come “Vivino”, permette di conoscere il mondo del vino attraverso un percorso formativo di giochi e sfide che permettono di acquisire “tannini”, crediti spendibili per raggiungere traguardi intermedi concreti e premianti come visite in azienda, sconti etc. Oltre al gioco, la piattaforma è fornita anche di e-commerce e permette di prenotare visite in cantina.
Francesco Zonin ha voluto assegnare una menzione speciale al gruppo La Vigna, che ha presentato la app “ZON3X – Zonin Experience” che consente di creare un percorso Ad Hoc utilizzando vista, olfatto e gusto.
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T-Mood è il team che ha risposto meglio alla sfida lanciata da Tommasi Family Estates. Il progetto “List mood” è una carta dei vini digitale che aiuta il cliente al ristorante a scegliere il suo vino e il miglior abbinamento. La piattaforma consente di registrare ordini e scelte, e quindi di profilare il cliente, esigenza particolarmente sentita. Importanti anche i touchpoint after-sales che garantiscono benefits al consumatore, al ristoratore e alla cantina.
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La sfida lanciata dalla cantina Tenuta Col Sandago è stata vinta dal progetto “Gour-meet”, presentato dal gruppo The Grapes. Web app molto semplice ma dalla grafica accattivante che mira a far diventare l’utente un esperto di vino, istruendolo a scegliere le proprie bottiglie ed abbinarle autonomamente. Questo, attraverso un viaggio culturale gastronomico capace di mettere in relazione cibo, vino e territorio, consentendo così agli utenti l’interazione e la creazione di contenuti. Il servizio è stato inoltre pensato in maniera verticale, con visite in cantina e sistema di delivery.
l lavoro maggiormente apprezzato dal Gruppo vinicolo Santa Margherita è stato svolto da The 42, che ha presentato il progetto “Con-tatto”, una soluzione digitale che permette la creazione di un database di consumatori, derivante dalla raccolta dati che viene effettuata durante gli eventi organizzati dall’azienda. L’obiettivo è quello di creare un’offerta di eventi più customizzata sulla base delle preferenze raccolte.
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Il gruppo MooWine, già vincitore del contest con Zonin1821, è stato scelto dall’incubatore francese 33entrepreneurs come miglior team di H-Wine, vincendo così una settimana di formazione gratuita a Bordeaux e 500 euro per le spese di viaggio.
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