Hong Kong è diventata il più grande centro di vendita all’asta di vini, superando storiche piazze come New York e Londra. Un primato che va di pari passo col ruolo crescente che va ricoprendo nel comparto vinicolo. Di poco meno esteso rispetto al comune di Roma (1285 kmq), ma con una densità demografica che è la quarta più alta al mondo (7,2 milioni di abitanti) e un reddito medio intorno ai 40mila dollari annui, il suo territorio (1100 kmq) è di per sé un importante mercato per gli esportatori di vino. Ma soprattutto è attraente perché rappresenta il crocevia per la Cina, grazie al suo status di porto franco. Anche sui prodotti vinicoli vale infatti la regola che sulla merce importata non si applicano dazi doganali, né tasse o tariffe. Va da sé che la metropoli diventi il luogo dove sdoganare vini da immettere successivamente sul mercato cinese, aggirando le barriere presenti in madrepatria. All’interno del continente asiatico, la regione amministrativa speciale registra uno dei più alti livelli di consumo di vino pro capite, con circa 2 litri ad abitante, rimanendo molto indietro rispetto alla birra (22,8 litri/anno), ma davanti agli spirits (0,8 l). E, non esistendo una produzione locale, tutte le etichette sono importate.
Chi domina questo mercato, dunque? Prima in classifica: la Francia. Seguita da Australia e Stati Uniti. L’Italia, per flussi quantitativi, si piazza solo al sesto posto, sorpassata anche da Spagna e Cile. Se parliamo invece di fatturato, il nostro Paese perde ulteriori due posti, piazzandosi all’ottava posizione. Un mercato dunque appetibile ma da conoscere meglio, grazie anche all’analisi presente nell’articolo pubblicato sul numero 40 del Corriere Vinicolo. Secondo dati Euromonitor riferiti al 2014, emerge che il valore monetario del mercato interno è pari a 500 milioni di dollari Usa, per vini e spumanti, compresi i liquorosi e i vini non ottenuti da uve. Pari al 22% del reparto degli alcolici, che sviluppano un fatturato di 2 miliardi di dollari, ma destinato a salire a 630 milioni entro fine 2019. Nel testo integrale si trovano anche i valori monetari di birra, spirits e dei ready to drink e cider/perry e i consumi in litri di tutti i comparti, nonché le prospettive future per tutti gli alcolici. Che riportano previsioni positive per il vino: nel 2019 potrà aver sperimentato una crescita delle vendite-volume di oltre il 24% in cinque anni. Con maggior successo per i vini fermi rossi, già in cima alle preferenze dei consumi locali, che incrementeranno la loro quota (dal 6% attuale al 7%) e daranno il turbo ai fatturati retail. Si analizza infine il mercato nei canali off e on-trade e si fa il punto sulle vendite per price point, di vini rossi e bianchi fermi e degli sparkling.
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