Il Ministro russo dell’Agricoltura, Aleksandr Tkachev, ha recentemente dichiarato che la questione relativa alla sostituzione delle importazioni di vino estero con prodotti locali è cosa attuale. Lo si può leggere sulla newsletter Trend e Mercati, vetrina di aggiornamento sui mercati della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) di Russia24, quindicinale a cura di Banca Intesa San Paolo in collaborazione con Il Sole 24 ORE.
L’obiettivo nel mirino del Governo di Mosca sarebbe dunque quello di ridurre drasticamente la quota volume del vino importato, ma a questo scopo è necessario l’impianto di più di 30mila ettari di vigneto. Sebbene non sia noto quali siano le regioni interessate da questa politica di espansione viticola, è presumibile, nota sempre Trend e Mercati, che si possa trattare soprattutto di quelle meridionali del paese e in particolare della regione di Krasnodar.
Secondo lo stesso ministro Tkachev la Russia è in grado di sostenere l’80% della domando di vino; per ridurre la quota del vino importato al solo 10% sarebbero poi necessari circa sette anni.
Tra le politiche di sviluppo vitivinicolo del Governo russo vi è anche un programma di “educazione al consumo di vini nazionali”, teso anche alla riduzione del consumo di vodka e di altri superalcolici.
Rimane tuttavia ancora il problema della redditività della produzione locale. Sebbene, infatti, già oggi il rublo debole pesi sulle importazioni di vino (ne avevamo parlato qui), a tutto vantaggio dei produttori russi (che tuttavia devono, d’altro canto, fare i conti con il minor potere d’acquisto della loro moneta quando devono comprare all’estero materie prime, macchinari, forniture e prodotti fitosanitari), e ci siano da molti anni progetti volti d’introduzione di un prezzo minimo per il vino, tesi favorire la produzione interna (una legge in merito è stata già sottoscritta dal primo ministro russo Dmitrj Medvedev a inizio 2015 – ne abbiamo parlato qui), a oggi il commercio di vino importato rimane attività più redditizia della produzione locale.
FEB
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