Potersi permettere vini costosi non è da tutti; così qua e là nel mondo – soprattutto negli Stati Uniti – si stanno diffondendo “produttori” che puntano a riprodurre sapori aromi e profumi dei vini più sofisticati: lo stile di un vino dunque, e non il vino stesso.
E’ il caso, ad esempio, di una start-up di San Francisco, la Ava Winery, (ne avevamo parlato qui la scorsa primavera) che combinando composti aromatici con etanolo, e quindi senza partire da una base di mosto, ha realizzato in laboratorio una bevanda sintetica capace imitare lo Champagne.
Qualcosa di simile, ma utilizzando come base un vino comune, sta facendo un’altra azienda statunitense, che con lo slogan “Originality is overrated. Especially when it’s overpriced” (l’originalità e sopravvalutata, soprattutto quando troppo costosa), riproduce repliche dei vini più popolari nel mercato USA. Si tratta dell’azienda Replica® con sede in Colorado.
Il processo di produzione comincia con l’identificazione del profilo sensoriale del vino che si vuole replicare; questo è poi riprodotto chimicamente in un composto che viene successivamente mescolato con una base di vino comune e poco costoso.
Tralasciando gli evidenti dubbi sulla qualità di questi vini, si tratta di un’operazione legale?
Se lo è chiesto Felicity Carter, giornalista di Meininger’s Wine Business International, che ha questo proposito sentito il parere di alcuni esperti di proprietà intellettuale, ed in particolare Lindsey Zahn, legale presso la Lehrman Beverage Law, società della Virginia.
Ciò che, almeno apparentemente, mette l’azienda del Colorado al riparo da citazioni legali è il fatto che questa dichiara apertamente di produrre delle copie che riproducono il gusto dei vini famosi (non dunque i vini), e mentre la legge americana tutela marchi e brevetti non sembra esserci nessuna norma che vieta di produrre qualcosa che replica il sapore e lo stile di un prodotto.
Navigando sul sito di Replica® si legge, infatti, che i prodotti sono presentati con un nome diverso da quello dei prodotti replicati, citati solo con la dicitura “compare to…”, specificando inoltre che Replica® non ha alcun legame o accordo commerciale con i marchi di cui riproduce (il gusto dei) vini. Rimane tuttavia il dubbio sul fatto che anche solo il riferimento ai prodotti originali potrebbe essere causa di malcontento da parte dei veri produttori, e quindi causa di citazioni legali, soprattutto se si considera lo slogan sopracitato utilizzato dall’azienda in questione…insomma dire che un prodotto è sopravvalutato implica una critica negativa allo stesso.
Si noti che Replica® vanta, almeno a quando si legge sul suo sito internet, un cospicuo numero di distributori negli Stati Uniti. Se ne possono contare ben 36, cosa che almeno in prima analisi suggerisce la fortuna di questo discutibile business.
FEB
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