La sempre più consistente richiesta del mercato di vino di qualità che abbia un prezzo ragionevole mette di fronte alla necessità di trovare soluzioni d’affinamento che non impattino troppo sul prezzo finale. E’ il caso ad esempio del vino invecchiato in barrique di rovere, la cui sostituzione periodica mette i produttori di fronte ad una consistente spesa.
Il metodo alternativo per comunemente utilizzato per contenere questi costi è quello dell’affinamento in botti d’acciaio in cui vengono inseriti trucioli di legno di rovere o doghe di quercia, procedimento più economico rispetto alla sostituzione dei contenitori, cui si affiancato spesso anche tecnologie di micro ossigenazione.
Una terza e diversa via è stata recentemente suggerita da Francisco Javier Flor Montalvo, dottorando presso il Dipartimento di Ingegneria meccanica dell’Univesidad de La Rioja, nella sua tesi dal titolo Estudio de técnicas de higienización mediante proyección de dióxido de carbono y renovación aromática mediante inserción de duelillas en barricas usadas (si veda qui l’abstract sul portale Dialnet dell’università spagnola).
La soluzione proposta consiste nell’utilizzo integrato di doghe di rovere all’interno di botti usate, igienizzate mediante un trattamento con anidride carbonica, alternativo a quello con anidride solforosa. La pulizia periodica dei recipienti di affinamento è, infatti, necessaria per il fatto che la penetrazione di microorganismi nelle botti nel corso degli anni aumenta il rischio di deterioramento del vino.
FEB
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