La “cannabis revolution” è in pieno svolgimento. “The Cannabis Revolution is in Full Swing” (questo il titolo di un posto comparso nei giorni scorsi sul blog ufficiale di Euromonitor International) ma parte dell’industria degli alcolici rimane – ancora – ferma a guardare, quasi intimidita, e come se fosse seduta a sorseggiare birra, senza cogliere le opportunità, e nemmeno (magari) mettendosi al riparo dalle insidie di questa svolta epocale.
In Canada – dove dallo scorso 17 ottobre è consentito il consumo anche scopo ricreativo (ne abbiamo parlato qui) – il mercato legale della cannabis vale oggi 7,5 miliardi di dollari americani (dato Euromonitor per il 2018) e la legalizzazione offre a chi vuole sfruttare l’opportunità un certo grado di sicurezza per il futuro dei propri investimenti.
Negli USA, invece – dove l’uso terapeutico è già legale in diversi stati (si vedano in proposito le State medical marijuana laws) ed è consentito il consumo a scopo ricreativo in nove stati e nel District of Columbia – il mercato legale della marijuana è il più grande del mondo e si aggira intorno a 10,2 miliardi di dollari (dato Euromonitor per il 2018); la situazione non è però così definita, e si tratta per tanto ancora, secondo Euromonitor, di un “wait and see market”.
La portata del fenomeno in atto porta a stimare il mercato globale della cannabis, legale e illegale, nella non trascurabile cifra di 150 miliardi di dollari, la cui fetta più grande è costituita dal mercato nero, mentre la quota della marijuana legale arriva a circa 20 miliardi di dollari (sostanzialmente poco di più della somma tra il mercato statunitense e quello canadese).
La legalizzazione però sarà probabilmente una leva di sviluppo del mercato a livello globale, in termini anche di atteggiamento dei consumatori, e sarà per di più un vero e proprio disgregatore, sia del mercato del alcolici che in quello dei tabacchi. Se gli effetti sono più immediati e già parzialmente evidenti per l’industria degli alcolici (alcuni grandi attori del settore sono già corsi ai ripari facendo imponenti investimenti), le conseguenze per il settore di tabacchi sembrano essere meno nette, sebbene siano già identificabili (almeno) in termini di sovrapposizione di consumo. Si tratta quindi anche per questo settore di una minaccia che potrebbe essere interpretata come opportunità.
FEB
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