La filiera lancia alle istituzioni e alla politica una piattaforma articolata di proposte
Di Giulio Somma
Partita a scacchi difficile quella che il vino italiano ed europeo si trova a giocare con il Covid-19 che non ha ancora svelato alla ricerca medica tutti i suoi volti, portando ad una crisi economico-sociale dagli sviluppi e dagli esiti, fino ad oggi, imprevedibili. Ma a fronte di un “day by day” che a livello europeo rimane disorientato di fronte a sviluppi pandemici ancora non lineari, la filiera vitivinicola serra le file e lancia alle istituzioni e alla politica – a livello comunitario e nazionale – una piattaforma articolata di proposte sia di carattere economico e fiscale “orizzontale”, condivise con il sistema imprenditoriale più generale, sia, nello specifico del vino, con la richiesta di misure per affrontare l’emergenza e impostare un’azione di rilancio.
Flessibilità normativa delle politiche di sostegno, proroghe alla tempistica delle domande OCM e deroghe nell’esecuzione dei programmi, investimenti e promozione, misure emergenziali di gestione del mercato ma, prima di tutto, confronto serrato per definire una piattaforma di rilancio del settore sono la sintesi di un progetto politico che “deve marciare sul “doppio binario” di interventi immediati per affrontare l’emergenza e, insieme, gettare le basi per una strategia di rilancio da avviare nei prossimi mesi e svilupparsi nella seconda parte dell’anno” ha sottolineato il presidente di Unione Italiana Vini, Ernesto Abbona. “Garantire liquidità immediata con strumenti semplici, che ancora stiamo aspettando, è condizione essenziale per permettere la sopravvivenza dell’impresa così come l’adozione di “misure agricole” che riguardano la gestione del mercato diventa urgente per affrontare il nodo delle giacenze di prodotto in cantina a ridosso della prossima campagna vendemmiale – ha continuato Ernesto Abbona – Una liquidità che, attraverso le imprese, torna nel circuito sociale perché viene redistribuita ai dipendenti, ai collaboratori, alle catene di fornitura e rappresenta, quindi, la vera risposta strategica anche all’emergenza sociale. Le politiche di sostegno con contributi a pioggia che, abbiamo visto, purtroppo allontanano dal lavoro invece di essere supporto e stimolo a nuova occupazione, devono superare tentazioni demagogiche ed essere gestite con attenzione perché rischiano di entrare in conflitto con logiche di ripresa produttiva e sviluppo che, invece, dovrebbero guidare la politica del governo. In questa chiave, vanno pensate le misure di sostegno all’impresa, avendo anche la lucidità di guardare oltre l’emergenza. E iniziare a tratteggiare una grande azione di rilancio della promozione del vino sul mercato nazionale, in collaborazione con il mondo della ristorazione e del turismo, promuovendo interventi di sostegno al settore fieristico, in particolare le grandi manifestazioni che hanno protagonista il settore. Chiudendo il cerchio con una ambiziosa strategia di sviluppo sui mercati internazionali, attraverso un piano straordinario di promozione “istituzionale” per rilanciare l’immagine e la reputazione del made in Italy nel mondo facendo forza sulla nostra eccellenza qualitativa. Il vino come i prodotti agroalimentare italiani – conclude il presidente di Unione Italiana Vini – vantano una certificazione e un sistema di controlli sulla salubrità ed eccellenza qualitativa che non ha pari al mondo. E mentre paghiamo il caro prezzo di una pandemia nata anche da sistemi produttivi che non hanno il nostro livello di controllo, dobbiamo ribadire con forza sui mercati che, per noi, parlare di qualità ed eccellenza del nostro vino è una cosa seria, fatta di certificazioni, controlli e rigore produttivo”.
Un piano di attacco alla crisi che potrà essere gestito solo se la filiera sarà in grado di presentarsi compatta e unita di fronte ad uno scenario difficile dove le tentazioni di fughe in avanti, o di lato, rincorrendo qualche titolo di giornale, hanno già fatto segnare nei giorni scorsi qualche difficoltà di compattezza. Probabilmente è giunta l’ora di aggiornare le regole di un “tavolo” che è stato molto utile nella storia degli ultimi anni per mettere a segno risultati importanti. Uno tra tutti, il Testo Unico del Vino. Ma che in diverse altre occasioni, ingabbiato dai distinguo, non è stato in condizioni di presentarsi al traguardo con una posizione unitaria. Indebolendo la capacità di pressione del sistema vitivinicolo italiano che oggi, però, davanti alla “covid crisis”, non può permettersi debolezze o cedimenti.