Pacchetto di misure economiche e fiscali per garantire liquidità e interventi straordinari di sostegno al settore. Presto un incontro con il Ministro.
La filiera del vino invia al premier, Giuseppe Conte – e ai ministri Roberto Gualtieri (Economia), Stefano Patuanelli (Sviluppo Economico) e Teresa Bellanova (Politiche agricole) – una piattaforma articolata di proposte economiche “orizzontali” per il sostegno al settore vitivinicolo e di contrasto agli effetti economici dell’epidemia “Coronavirus”, mentre chiede alla ministra Bellanova un confronto urgente per mettere a punto una strategia complessiva di rilancio del vino italiano. Così, dopo la missiva del 18 marzo inviata alla ministra delle Politiche agricole (di cui abbiamo parlato nel numero scorso della newsletter del giornale), dove si chiedevano proroghe nella tempistica delle domande Ocm, flessibilità nella gestione delle risorse del PNS e deroghe nell’esecuzione dei programmi, investimenti e promozione, la filiera (che unisce le associazioni di categoria Confagricoltura, CIA, Alleanza delle Cooperative Italiane, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi) conferma unitarietà di posizioni anche nella proposta di misure economiche e fiscali a sostegno della liquidità delle aziende, condizione prioritaria – scrivono nella lettera al governo – per garantire la sopravvivenza dell’impresa e dei suoi dipendenti, in attesa della ripartenza delle attività economiche.
“L’attuale contesto di crisi – si legge nella nota – può essere letto attraverso due fasi emergenziali, una sanitaria e l’altra economica che è necessario affrontare all’unisono e con lo stesso livello di ambizione in termini di risorse economiche”. Se l’emergenza sanitaria ha portato al crollo dei consumi on-trade, a causa della chiusura di alberghi, ristoranti, agriturismi, bar enoteche e alla perdita di una parte consistente delle vendite dirette in cantina (che insieme all’on-trade rappresentano il 57% dei volumi consumati nel mercato italiano, pari a circa 12 milioni di ettolitri) a causa dell’azzeramento del turismo e della forte riduzione degli acquisti dei consumatori “locali”, dovuta alle misure restrittive in materia di circolazione, l’emergenza economica generale sta provocando una “estrema inquietudine” nel settore visto che “nella fase post-crisi sanitaria l’economia nazionale e mondiale entrerà in fase recessiva, con diminuzione dell’attività produttiva, contrazione PIL, aumento disoccupazione, diminuzione consumi delle famiglie” da cui arriverà una ulteriore contrazione degli acquisti di vino. Un quadro di forte preoccupazione dove “la priorità – scrive la filiera – è garantire liquidità alle imprese, promuovendo ogni provvedimento utile alla sua salvaguardia, quali ad esempio:
- Sospensione dei versamenti fiscali e previdenziali;
- Finanziamenti a breve e medio termine destinati ad alimentare la produzione e la commercializzazione dei prodotti;
- Forme di garanzia pubblica e privata per ottenere queste forme di credito. La garanzia dei crediti sarà fondamentale anche alla ripresa delle movimentazioni verso il canale Horeca e nei canali di distribuzione esteri, in quanto i flussi finanziari per il pagamento del venduto saranno per lo meno incerti;
- Sospensione di tutti i finanziamenti in corso a termine più lungo di quello attuale.
- Un più sostanzioso differimento dei termini di rimborso dei debiti in corso, sia a breve che a medio termine, che elimini almeno il periodo fino a fine anno
- L’attivazione del pegno rotativo anche per il vino coinvolgendo i consorzi fidi, le banche sul territorio ed i consorzi di tutela.
Gestione dell’emergenza, quindi, che deve però marciare di pari passo con il pensiero rivolto alla “ripartenza” dove avrà una forte influenza l’andamento del ciclo economico mondiale legato “alle scelte macroeconomiche che i governi e le istituzioni bancarie internazionali faranno nelle prossime settimane”. Per quanto riguarda l’Italia, il documento sottolinea la necessità di “investire in promozione di sistema, attivando ogni iniziativa utile per favorire la presenza dei nostri prodotti sugli scaffali esteri, incoraggiando attraverso collaborazioni e investimenti con l’industria cine-televisiva la presenza di luoghi e prodotti italiani. Altrettanto importanti saranno le sinergie attivabili per il sostegno ed il rilancio del settore dell’Ho. Re. Ca e della ricezione turistica”.
Misure a sostegno del settore vitivinicolo
Nello specifico del settore, invece, la filiera si rivolge alla ministra delle Politiche agricole, chiedendo l’avvio di un confronto immediato con l’obiettivo di individuare, al più presto, una strategia di sostegno e rilancio del settore, uno dei comparti agricoli più rilevanti per l’economia italiana, e avanzando quattro ipotesi di intervento per far fronte all’impatto dell’emergenza sul mercato vitivinicolo, in particolare nel segmento on-trade e nella vendita diretta in cantina, caratterizzato da una forte riduzione delle vendite.
La prima proposta riguarda l’uso dell’alcol per l’emergenza con l’opportunità, per i produttori vinicoli, di destinare vino da tavola in giacenza alla distillazione, al fine di ricavarne alcol ad uso medicale, a disposizione della Protezione Civile. Le distillerie si dovrebbero fare carico del prelievo del prodotto, del trasporto e della distillazione. Resta inteso che, in questa catena, nessun anello dovrà conseguire un profitto.
A ciò si aggiunge la necessità di fissare una misura di distillazione per far fronte alle giacenze e alla potenziale mancanza di capienza nelle cantine per le uve e i mosti per la prossima vendemmia. Le organizzazioni ritengono però che debbano essere poste alcune specifiche condizioni per l’attivazione: innanzitutto, deve restare volontaria e non obbligatoria, inoltre dovrà essere finanziata da adeguate risorse economiche, preferibilmente all’interno di un nuovo budget di emergenza per il settore a livello europeo, con l’obiettivo di porre rimedio allo shock di mercato e alle conseguenze patite dai produttori, evitando distorsioni nel segmento dell’alcol uso bocca. Allo stesso tempo, la misura della distillazione dovrà essere seguita, già a partire dalla prossima campagna vitivinicola, da una modifica delle disposizioni nazionali in materia di rese massime di uva per ettaro per i vini non a indicazione geografica, che tenga tuttavia conto delle diverse specificità produttive territoriali.
Tra le proposte più significative avanzate dalla filiera del vino a sostegno del settore agricolo c’è anche la misura della vendemmia verde. La filiera auspica che la misura possa essere attivata dalle regioni, con l’obiettivo di ridurre la produzione per la successiva campagna vendemmiale e che il Ministero proceda a una rimodulazione dell’attuale dotazione del PNS. In via generale, lo strumento della vendemmia verde, è destinato all’eliminazione del prodotto mentre si potrebbe esplorare la possibilità di introdurre una nuova misura transitoria destinata alla riduzione volontaria delle rese con un risarcimento al viticoltore o procedere con una modifica della misura stessa. Data la mancanza di forza lavoro nella fase dell’anno nella quale la vendemmia verde è normalmente attivata (mese di giugno), il mondo del vino chiede inoltre lo spostamento del calendario, dando la possibilità di esercitarla anche nel mese di luglio.
L’ultima richiesta della filiera riguarda invece la possibilità, per alcune produzioni vitivinicole temporaneamente eccedenti o con difficoltà di sbocco sul mercato, di ricorrere all’ammasso privato per una parte del quantitativo in giacenza. Questa misura potrebbe essere di supporto per alcune produzioni da invecchiamento che non troverebbero subito mercato nei mesi estivi quando auspicabilmente potrebbe riaprire il canale Horeca.