Il lockdown alza il costo della spesa alimentare. Ma l’effetto generale sui prezzi è disinflattivo, con il caro-vita che scende a marzo al più 0,1% (era allo 0,3% a febbraio), toccando il minimo dal novembre 2016.
Nel difficile contesto dell’emergenza sanitaria – spiega l’Istat – l’inflazione si è approssimata allo zero per i ribassi delle quotazioni dei beni energetici, collegati al crollo del barile di greggio, e per la decelerazione dei servizi. L’effetto complessivo sarebbe stato probabilmente deflattivo se non si fosse verificata una contestuale accelerazione dei prezzi dei beni alimentari lavorati, che ha portato la variazione del “carrello della spesa” all’uno per cento secco.
Nel comparto food & beverage, al netto degli alcolici, marzo ha moltiplicato per quattro (o quasi) la dinamica tendenziale dell’inflazione di reparto, balzata all’1,1%, livello che non si vedeva da un anno, contro i 3 decimali di punto percentuale osservati nel mese precedente. La pasta, dallo 0,3% di crescita negativa di febbraio (il confronto è con lo stesso mese del 2018), marcia adesso a un ritmo annuo del 1,6% positivo. Più sostenuta anche la dinamica dei prezzi al consumo di carni, ittici e lattiero-caseari, mentre è emersa una moderata attenuazione della tendenza inflazionistica della frutta e una conferma del segno meno sul circuito degli ortaggi.
In linea con le dinamiche del food, gli alcolici nel complesso accelerano dal più 0,4 allo 0,9 per cento, mostrando lo stesso passo del comparto vinicolo, che per effetto delle ponderazioni influenza in misura maggiore le tendenze di reparto. Lo 0,9% dei vini resta comunque a parecchie spanne di distanza dall’1,8% di aumento tendenziale dei prezzi degli spirits (stessa dinamica di febbraio). Risalgono anche le birre, rincarate dello 0,7% a distanza di dodici mesi, mentre nel reparto enologico restano in zona rossa le etichette da tavola, con i prezzi retail che arretrano dell’1% anno su anno. Da rilevare che per questa tipologia di vini l’eventuale attivazione delle distillazioni volontarie potrebbe contrastare un fenomeno deflattivo destinato presumibilmente ad accentuarsi nei prossimi mesi.
Al contrario, dal più 0,2% di febbraio accelerano allo 0,4% le denominazioni d’origine, mentre frena al 5,5% il tendenziale degli spumanti, dal 5,7% del mese precedente.
I movimenti dei prezzi dei vini rilevati a marzo dall’Istat non sembrano ancora riflettere le conseguenze dell’emergenza pandemica. Si tratterà, tuttavia, di valutare nei prossimi mesi l’assetto dei consumi di reparto e l’efficacia delle misure di contenimento della crisi. Senza il canale extra-door e con il freno tirato sul versante dell’export, saranno determinanti, nel compensare almeno in parte le perdite, gli sviluppi delle vendite nell’off-trade (grande distribuzione e piccolo dettaglio). Un ruolo di supporto potrà averlo anche l’ecommerce, con le vendite online che stanno mostrando nel food & beverage tassi di crescita a tripla cifra.
P.F.