A maggio, le importazioni di vino in Canada sono cresciute dell’11% rispetto a quanto comprato all’estero, nello stesso mese dell’anno passato. Questa crescita, registrata dal Canada Border Services Agency, agenzia doganale canadese, segue quella a doppia cifra del mese di aprile ed una lieve contrazione delle importazioni avvenuta nel mese di marzo(riportiamo questi e i seguenti dati grazie a Vintage Economics, società canadese di ricerca e di analisi del mercato vinicolo). Prendendo nel complesso in considerazione i mesi di marzo, aprile e maggio, e cioè quelli maggiormente interessati fino ad ora a livello internazionale dalla pandemia del Covid-19, le importazioni di vino in Canada hanno avuto una crescita del 6%, fino a 13,3 milioni di casse. Si tratta di una discreta accelerazione della domanda, se si considera il calo delle importazioni che le dogane avevano precedentemente riscontrato nei dodici mesi precedenti lo scoppio della pandemia.
Nello stesso trimestre marzo-maggio sono cresciute anche le importazioni in Canada di superalcolici (+7%), mentre sono scivolate in basso del 16% quelle di birra.
Tornando al vino è tuttavia necessario notare che alla crescita delle esportazioni in volume sopra riportata corrisponde un più contenuto aumento della crescita delle importazioni in termini di valore, questo perché l’incremento delle importazioni è stato buona parte trainato dall’acquisto oltreconfine di vino sfuso (soprattuto californiano). L’import di vino sfuso si è infatti incrementato del 10%, mentre quello dei vino in contenitori di volume inferiore a due litri di circa la metà. In particolare sono state buone le performance di vini imbottigliati italiani (+13% in volume su base annua) e quelle degli spumanti (+13%).
FEB