Nei giorni scorsi la Commissione Agricoltura della Camera ha effettuato un’audizione con le organizzazioni di categoria e alcuni consorzi per avere un primo giudizio sull’applicazione della norma del decreto Sviluppo che prevede l’introduzione di fascette elettroniche di garanzia, prodotte dal Poligrafico dello Stato, ed estensibili a tutto l’agroalimentare (ne abbiamo parlato qui).
A livello generale, tutti i rappresentanti ascoltati hanno ribadito la propria contrarietà a un simile provvedimento, considerando che il settore vino ha già un suo dispositivo di controllo delle denominazioni e indicazioni geografiche ben “oliato” e che l’introduzione di nuovi obblighi, a carico tra l’altro dei produttori, in un momento di crisi come quello attuale, rischia di appesantire i bilanci delle imprese.
“La produzione dei vini a DOCG/DOC o a IGT – ha spiegato il segretario generale della Confederazione-UIV, Paolo Castelletti – è soggetta a controlli sistematici (piani di controllo) effettuati da parte di autorità pubbliche designate e di organismi di controllo autorizzati dall’Ispettorato Centrale per la Qualità dei prodotti e la repressione delle frodi (ICQRF). L’immissione nel sistema di controllo è condizione necessaria per la certificazione e la rivendicazione delle D.O. e I.G. Tali controlli rappresentano per un produttore di vino a D.O. o a I.G. importanti costi aggiuntivi – volti a garantire quel valore aggiunto apportato da una produzione “di qualità” – che possono essere riassunti come segue:
– € 0,20/hl per le IGT;
– € 0,90 – € 1,30/hl per le DOCG/DOC
– costo medio delle fascette (€ 0,0012 a bottiglia)
– costo delle analisi (€ 30 campione)
– costi per le commissioni degustazioni (€ 0,10 – 0,15/hl).
“Alla luce di quanto esposto, Unione Italiana Vini ritiene che un costo aggiuntivo per gli operatori del settore del vino sottoporrebbe il bilancio delle aziende – specie piccole e medie – ad un’ulteriore contrazione che si ripercuoterebbe non solo sulla capacità ad investire – problema estremamente attuale in un momento di grave crisi economica – ma soprattutto sulla competitività delle suddette aziende. Chiediamo, dunque, a codesta Commissione di porre in essere pertinenti strumenti legislativi che tengano conto delle specificità della normativa delle produzioni di vino a DO e a IG che, da quanto illustrato nel presente documento, già da tempo è interessata da efficaci strumenti di lotta alle contraffazioni sulle indicazioni, sui marchi di fabbrica o di commercio, sulle immagini o sui simboli che si riferiscono al prodotto”.
Castelletti ha ricordato infine che lo stesso ministero delle Politiche Agricole, riprendendo la posizione espressa dalla Commissione Europea, si è pronunciato sulla specificità del settore vino in materia di rintracciabilità. Al riguardo, la citata Commissione UE, ha precisato che già l’OCM vitivinicola (Regolamento CE n. 1493/99 e relativi regolamenti di applicazione) ha assicurato, nell’ambito della speciale disciplina, la rintracciabilità dei prodotti vitivinicoli. Pertanto, stante le puntuali disposizioni presenti nelle citate norme di riferimento comunitario, ha precisato il Ministero, non sussiste una particolare necessità di prevedere ulteriori e specifici obblighi normativi che esigano l’identificabilità dell’operatore che fornisce il prodotto e quello che lo riceve. Condizioni, conclude il Ministero, che con la normativa vigente nel settore vino sono ampiamente assicurate.
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