A Vezza d’Alba, venerdì 11 gennaio si è radunato il mondo vitivinicolo del Roero, più di 200 persone, con produttori, sindaci, esponenti delle organizzazioni professionali e il presidente e il direttore del Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero, Pietro Ratti e Andrea Ferrero.
Al tavolo dei relatori sedevano i componenti del Comitato promotore del Consorzio del Roero: tutti produttori, molti giovani, che hanno lavorato a questo progetto a favore della denominazione “Roero” declinata in due tipologie: Roero (vino rosso a base di Nebbiolo) e Roero Arneis.
L’iniziativa è stata presentata da alcuni esponenti del Comitato: Piero Giachino (Cantina del Nebbiolo di Vezza d’Alba), Francesco Monchiero (Monchiero Carbone di Canale), Angelo Negro (Negro Angelo e Figli di Monteu Roero) e Pier Franco Bovone (Azienda Cornarea di Canale).
La questione “rappresentatività” alla base di tutto
Dalla riunione sono emerse le ragioni alla base della fondazione del nuovo Consorzio dedicato al Roero e tra queste citiamo la volontà di una gestione diretta della denominazione, la necessità di adattare la promozione ai caratteri specifici dei vini, soprattutto del Roero Arneis (il bianco più importante del Piemonte insieme al Gavi) e l’opportunità di dare un’attenzione maggiore e mirata alle varie componenti del territorio del Roero.
Ma la ragione “scatenante”, quella che ha convinto i produttori a muoversi, è la questione della “rappresentatività” della denominazione all’interno dell’attuale Consorzio dei vini albesi.
Durante il 2012, il Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero ha modificato il suo Statuto per adeguarlo alla legge 61 e ha dovuto constatare che, tra le denominazioni tutelate, l’unica a non disporre della quota di rappresentatività per ottenere il cosiddetto “erga omnes” (40% del numero dei produttori e il 66% del vino prodotto) era proprio la Docg Roero.
In questi anni, molti tentativi sono stati fatti per aumentare il numero di produttori del Roero nel Consorzio e un primo risultato si era ottenuto nel 2004, quando era in ballo il riconoscimento della Docg. Ottenuto questo risultato, però, alcune aziende che avevano dato la loro adesione poco per volta se ne sono uscite e così – anche per l’aumento della produzione di Roero Arneis – la quota di rappresentatività è scesa al di sotto del minimo.
Tuttavia, oggi la rappresentatività è un elemento cruciale e, in sua assenza, anche l’attuale Consorzio avrebbe gravi problemi nel proseguire l’operatività ufficiale a favore dei vini del Roero.
Il Ministero per le Politiche Agricole, addirittura, chiederebbe la cancellazione del riferimento “Roero” dal nome del Consorzio.
Extrema ratio
La scelta, quindi, di procedere alla costituzione di un nuovo Consorzio dedicato solo alla Docg “Roero” sembra quindi un passo obbligato, poiché è parso improbabile riuscire a coinvolgere un numero adeguato di produttori nell’attuale struttura.
Una situazione che ha del paradossale, visto che i tempi consigliano di unire le forze piuttosto che dividerle e constatate le novità che nel 2012 sono state inserite nello Statuto del Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero con un’attenzione marcata alle esigenze di autonomia espresse dalle varie denominazioni.
Ognuna di esse, infatti, avrà una sua assemblea autonoma, che potrà valutare e deliberare una politica specifica per le regole del Disciplinare, la gestione del potenziale produttivo, la tutela e il controllo dei mercati, la promozione dei vini e del loro territorio.
Seppure condivisibile per molti aspetti, la decisione del mondo Roero rischia di creare una frattura nel progetto che, a metà degli anni Novanta, aveva superato le tentazioni autonomiste di parecchie denominazioni del territorio albese e raccolto in un unico Consorzio di Tutela tutti questi vini Doc e Docg, favorendo così lo sviluppo di una politica vitivinicola globale che ha aiutato tutte le zone a crescere in sincronia.
I prossimi passi
Nonostante qualche richiamo alla prudenza e qualche invito a non trascurare i vantaggi del coinvolgimento nel complesso dei vini albesi, la grande partecipazione all’assemblea dell’11 gennaio scorso ha dato via libera all’iter burocratico del nuovo organismo.
Secondo le voci che circolavano a fine riunione, nei prossimi giorni un primo gruppo di produttori (10-15) firmerà davanti al notaio l’Atto Costitutivo e lo Statuto e sancirà la fondazione del nuovo Consorzio, provvedendo anche ad approvare il Regolamento interno.
Nelle settimane successive, ma sempre con tempestività, gli altri produttori disponibili saranno chiamati a confermare ufficialmente la loro adesione.
A questo punto, verrà il momento di contarsi e di pesare il valore della rappresentatività sia come numero di produttori che come produzione detenuta.
L’auspicio – ma sembra che possa essere così – è che finalmente il Consorzio del Roero possa disporre della rappresentatività minima in modo da procedere in piena ufficialità nelle attività di gestione e tutela della denominazione stessa.
Bisognerà, poi, cercare di salvare il legame con il resto dei vini albesi, ma questa è ancora un’altra storia.
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