Con l’assemblea dei soci del 15 gennaio si è chiuso un percorso iniziato circa due anni fa e che ha portato a un riassetto del Chianti Classico che prevede l’ingresso di una nuova categoria che andrà a posizionarsi al vertice della piramide qualitativa, e quindi sopra il Chianti Classico annata e la Riserva. Una rivoluzione nella piramide che un tempo, prima della separazione totale operata con la legge del 2008, vedeva virtualmente (perché comunque i disciplinari erano sempre due distinti) alla base il Chianti e sopra il Chianti Classico, con la tipologia Riserva posta al vertice. La riqualificazione decisa ha dovuto puntare giocoforza verso l’alto, non avendo sotto più nient’altro, a meno di inventarsi una nuova Doc che potesse fare da ricaduta, cosa che era sul tavolo dell’ex presidente Pallanti, ma poi evidentemente abortita.
Abbiamo intervistato il presidente del Consorzio, Sergio Zingarelli, a cui abbiamo chiesto di fare il punto della situazione e spiegare i motivi che hanno portato la denominazione alla nuova fisionomia. “Abbiamo ritenuto – spiega Zingarelli – che la nostra denominazione, suddivisa in due sole tipologie (Chianti Classico e Riserva), non fosse totalmente capace di rappresentare in modo esaustivo il nostro territorio. Molte aziende, per esempio, già da anni presentano sul mercato selezioni di Chianti Classico e di Riserva provenienti da singoli vigneti, esprimendo l’esigenza di differenziare maggiormente i loro prodotti andando oltre le due singole tipologie esistenti. La nuova categoria ha lo scopo quindi di dare voce e regolamentare sotto il nome di Gran Selezione vini che in molti casi esistono già sul mercato ma non vengono sufficientemente valorizzati”.
Quanto ha a che fare tutto questo con il cambiamento avvenuto nel 2008, anno che ha messo fine alla possibilità di declassare il Chianti Classico a Chianti?
Prima di tutto ci tengo a precisare che non si trattava di declassamento ma di scelta vendemmiale, cioè si poteva esercitare tale opzione esclusivamente all’atto della denuncia di produzione, rinunciando alla specificazione “Classico”. In relazione alle motivazioni del cambiamento si può tranquillamente affermare che la decisione non ha quindi niente a che fare con quanto accaduto nel 2010, anno nel quale è entrata in vigore la nuova norma. Lo scopo della nuova tipologia è quello di valorizzare ancora di più le eccellenze del Chianti Classico ed elevare così l’immagine dell’intera denominazione.
Nella dichiarazione di fine assemblea lei afferma che “il riassetto della denominazione vuole rilanciarla attraverso una serie di modifiche al disciplinare finalizzate ad assecondare quell’innalzamento qualitativo del prodotto conseguito dai nostri vini negli ultimi anni”. Ma in tutto questo il Chianti Classico annata, alla base della piramide, che fine farà? Il dubbio che è che la nascita di una nuova tipologia, invece di andare a rafforzare la denominazione nel suo complesso, porti da una parte a ulteriore confusione sul mercato e dall’altra a uno svilimento del prodotto base per il quale vi siete battuti per anni e che in effetti ha vissuto più di un decennio assai positivo sui mercati nazionali e internazionali. Non era forse meglio lavorare sul Chianti Classico base?
Se da un lato faremo tutti i passi necessari per spiegare al meglio cosa questa nuova tipologia rappresenti, evitando così di creare confusione, dall’altro siamo fermamente convinti che né il Chianti Classico né la Riserva verranno sviliti da questa novità. Infatti, ciò che è importante capire e far capire è che le decisioni prese per il riassetto della denominazione coinvolgono tutta la base produttiva e non sono limitate alla creazione di una nuova tipologia. La Gran Selezione è solo uno degli interventi fatti e rientra in un progetto più ampio di valorizzazione di tutta la base del Chianti Classico, volta ad aumentare la qualità dei prodotti. A questo proposito, una decisione di fondamentale importanza è quella di imporre la certificazione del vino sfuso sia a livello chimico-fisico che organolettico, prima che ne possa essere resa possibile la commercializzazione.
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