Per decenni, probabilmente fin dai primi anni Ottanta, alcune cantine australiane avrebbero inconsapevolmente venduto bottiglie di vino indicando in etichetta un vitigno diverso da quello effettivamente utilizzato per la vinificazione, e in particolare vino prodotto con uve di Gros manseng messo in commercio come se fosse prodotto da uve di Petit manseng.
Come comunicato dal Wine Australia, l’errore è stato scoperto in seguito ad un’ispezione di esperto francese di ampelografia alla Monash germplasm collection, nel South Australia; questi avrebbe espresso dei dubbi sull’identificazione di alcune viti di Petit mansegn conservate in questa collezione. Alcuni campioni sono stati quindi confrontati attraverso il test del DNA con i campioni di riferimento conservati a Montpellier presso l’Institut national de la recherche agronomique (INRA). L’indagine ha evidenziato che si trattava effettivamente di uve di Gros manseng e non di Petit mansegn.
Il petit manseng arrivo per la prima volta in Australia dalla Francia nel 1979 per opera della Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization (CSIRO), che tre anni più tardi cominciò anche a importare gros manseng. In questo periodo, probabilmente, ci furono degli errori di valutazione di quanto arrivato dall’Europa, e uve di gros manseng sarebbero state distribuite dalla stessa CSIRO a diversi viticoltori australiani.
L’errore coinvolgerebbe oggi tra le 15 e le 20 cantine australiane. Wine Australia ha tuttavia dichiarato che non verranno ritirate dal commercio le bottiglie sul mercato con questa l’etichetta errata, che però dovrà essere corretta a partire dalla stagione 2020.
FEB