Dall’Observatorio Vitivinícola Argentino arrivano le seguenti statistiche sull’industria vitivinicola del paese sudamericano, che nel 2018 ha visto un persistente calo dei consumi interni, parallelo a una crescita delle esportazioni, che trovano nel vino sfuso il punto di forza. Fonte dei dati l’Instituto Nacional de Vitivinicultura, ecco i dettagli.
Le spedizioni oltre confine di vino argentino hanno raggiunto lo scorso anno un volume di 2,756 milioni di ettolitri, +23% vs 2017, che hanno portato a un fatturato di oltre 821,8 milioni di dollari statunitensi FOB, +2% vs 2017; il prezzo medio di vendita è stato di 2,98 US$/l (-18% vs 2017). Per meglio comprendere questa dinamica evolutiva dell’export è necessario suddividere i dati tra vino imbottigliato e vino sfuso. Se, infatti, il bilancio generale è positivo, le spedizioni di vino in bottiglia hanno perso quota sia in termini di volume (-3% vs 2017, per un totale di 1,86 milioni di ettolitri) che di valore (-1%, per un fatturato FOB di circa 754,7 milioni di dollari), confermando sostanzialmente il prezzo medio già raggiunto nel 2017, cioè 4,04 US$/l, +0,02%. Più consistente è stata invece, come già accennato, la variazione nelle spedizioni di vino sfuso. Queste hanno totalizzato un volume di 888.626 ettolitri (+184% vs 2017) e un valore di poco superiore a 67 milioni di dollari statunitensi (+47% vs 2017); il prezzo medio è si è contratto fino a 0,75 US$/l (-0,45%).
Le prime cinque destinazioni del vino argentino sono state nel 2018 Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Brasile e Paesi Bassi, cui segue la Cina, che ha incrementato del 10% vs 2017 in termini di volume l’acquisto di vino argentino, senza però far crescere il giro d’affari, rimasto sostanzialmente invariato.
I dati dei consumi interni sono, come ormai da diversi anni, in rosso. Continua, infatti, la tendenza in negativo delle spedizioni interne, che hanno totalizzato nel 2018 il volume di 8,38 milioni di ettolitri (-5,95%). Le perdite più consistenti in termini percentuali arrivano dai vini bianchi (-11% volume), calano però anche i rosati (-5,72%) e i rossi (-3,03%).
Se si guardano i dati sui consumi suddivisi per tipologia di confezionamento, è significativo che il calo più contenuto in termini percentuali viene dalle tradizionali bottiglie (-5% vs 2017), che valgono però ancora più della metà (il 55,4%) del volume venduto (ben 4,64 milioni di ettolitri). Le vendite di vino in tetra-brik, seconda tipologia di confezionamento per quota (vale il 40,5% delle vendite e 3,39 milioni di ettolitri nel 2018) sono calate del 7%. Le vendite di vino in damigiana (share nelle vendite del 3,9%), hanno perso il 10% sul 2017, totalizzando un volume di circa 325.700 ettolitri.
La bottiglia è dunque ancora il contenitore più popolare per il vino, sebbene nel tentativo di spingere i consumi, l’Instituto Nacional de Vitivinicultura (INV), l’ente governativo per la normativa del settore vitivinicolo, abbia recentemente autorizzato la commercializzazione di vino in lattina e in contenitori metallici di capienza fino a 50 litri (ne avevamo parlato qui), tipologie di confezionamento che però contano ancora molto poco nei consumi totali.
FEB
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