Climate Council, la principale organizzazione di studio e di comunicazione degli effetti del cambiamento climatico in Australia, ha pubblicato a gennaio il rapporto Hitting home: the compounding costs of climate inaction.
Nel documento sono analizzati gli eventi climatici estremi che hanno investito l’Australia nell’ultimo decennio: incendi, siccità, decessi per il caldo estremo, innalzamento del livello del mare e lo sbiancamento progressivo della barriera corallina…fattori questi che nel complesso hanno in un decennio arrecato danni all’economi per oltre 35 miliardi di AUD (oltre 22 miliardi di euro), un valore più che raddoppiato dagli anni 70. Una situazione che, così suggerisce Will Steffen – portavoce di Climate Council – va verso il peggioramento, così che gli eventi meteorologici avversi potrebbero costare sino a 100 miliardi di dollari ogni anno all’Australia entro il 2038.
Sulla questione si è soffermato nei giorni scorsi anche il Brisbane Times quotidiano della capitale del Queensland, una delle regioni vitivinicole del paese. Il Queensland nel decennio 2010-2019 ha fatto registrare più della metà delle perdite nazionali calcolate nel report sopracitato: 18 miliardi di dollari su 35 miliardi di AUD; l’articolo è a firma di Toby Crockford.
A questo si aggiunge il fatto che nel 2020, tra clima estremo ed emergenza Covid-19, diversi produttori hanno perso gran parte del loro raccolto d’uva: ad esempio l’azienda Sirromet Wines di Mount Cotton ha dichiarato a Crockford di avere perso il 98,8% della vendemmia 2020. Un duro colpo dunque all’industria nazionale del vino australiana, oggi in particolare sofferenza anche per i noti diverbi diplomatici con una delle principali destinazione del suo export vinicolo, la Cina.
FEB