Non ha bisogno di presentazioni Emilio Pedron, che di business del vino ne ha masticato parecchio in vita sua. La famiglia Angelini gli ha affidato in gestine il gruppo Bertani Domains e nell’intervista pubblicata sul numero 2 del Corriere Vinicolo svela i valori e le strategie portate avanti per assecondare quella che lui stesso chiama una “rivoluzione mondiale” del concetto di vino di qualità, che parte dal ritornare alle radici del prodotto. “Noi stiamo raccogliendo questo messaggio proponendo la nostra visione del vino: inimitabile, impeccabilmente autentico, meno facile da vendere perché esclusivo e contro corrente. Faremo fatica? Non ci spaventa. Verremo premiati a lungo termine? Non ne ho il minimo dubbio”.
E continua: “A distanza di 25 anni dalla svolta qualitativa che ha investito il vino italiano, credo sia arrivato il momento di un nuovo cambiamento: non solo perché il consumatore vuole altro, ma perché è proprio la struttura del mercato che è mutata e sta mutando. Non ci sono più gli stessi buyer, non ci sono più gli stessi ristoratori, fra poco non ci saranno più neanche gli stessi consumatori. Credo che il mondo del vino non stia cogliendo in maniera adeguata questo passaggio e non si stia evolvendo di conseguenza. Noi stiamo cercando una nostra personale risposta, che ha l’ambizione di cambiare non solo la comunicazione con cui descriviamo chi siamo e cosa facciamo, ma anche, e soprattutto, di fare capire le motivazioni che sono alla base di queste parole nuove. Perché non si tratta di un semplice cambiamento di linguaggio, di comunicazione, ma di una vera e propria rivoluzione rispetto al modo di porsi nei confronti del mercato”.
Basta, dunque, all’assecondare a tutti i costi le bizzarrie dei consumatori, bisogna puntare sulla propria autenticità. “Cinquecento ettari di vigneto in territori prestigiosi, dall’Amarone al Brunello, dal Chianti Classico al Nobile, dal Verdicchio al Friuli: non possiamo permetterci di dimenticare chi siamo. Dobbiamo trovare la chiave perché i nostri prodotti siano i più esclusivi, i più differenziati, i più inimitabili perché più stilisticamente definiti, più autenticamente legati ai territori e ai vitigni di origine, e perché il mercato riconosca a tutto questo un valore”. Cosa non certo scontata, anche se Pedron non teme questa sfida.
Nell’intervista integrale si affrontano molti temi: la filosofia produttiva di Bertani Domains, che non punta al business speculativo, anche se naturalmente i risultati sono importanti; la difficoltà, che diventa opportunità, di stare in un mercato in cui i grandi fatturati vengono fatti con prodotti di grande volume; il grande tema della ricerca, campo in cui il Gruppo investe fattivamente, con l’obiettivo di dare una base scientifica a supporto del vino di qualità italiano, corredato da numerosi esempi di ricerche già avviate.
“Per noi qualità oggi vuol dire origine del prodotto, progetto del prodotto, stile del prodotto, comunicazione del prodotto. Molti penseranno che Bertani se lo può permettere, ma dietro questo progetto c’è un pensiero e una scelta, non è la conseguenza di una solidità patrimoniale alle spalle. Io credo veramente che oggi l’Italia debba iniziare un percorso nuovo, ed è per questo che mi auguro che il nostro settore avvii al più presto una riflessione matura sul suo futuro. Spero che l’esempio di Bertani possa costituire un valido punto di partenza”.
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