Nel mese di aprile, l’Institute of Wine and Beverage Business Research (Institut für Wein- und Getränkewirtschaft) dell’università tedesca di Geisenheim (Hochschule Geisenheim University), ha lanciato un sondaggio tra le aziende vitivinicole del paese, così da tracciare una prima analisi dell’impatto delle pandemia del Covid-19 sull’industria vitivinicola tedesca e suggerire possibili scenari futuri. L’indagine che ha coinvolto 844 cantine tedesche è stata allegata all’analisi trimestrale di settore relativa al Q1 2020.
Questo lavoro, diretto dalla professoressa Simone Loose, ha portato alla stesura del report The impact of Corona on german wine producers – Status: April 2020 (disponibile anche in tedesco: Die Auswirkungen von Corona auf die deutschen Weinproduzenten – Stand aprile 2020).
Nel primo mese della pandemia (marzo) le aziende vitivinicole tedesche sono state già fortemente colpite dagli effetti della crisi e ciò si e ripercosso sui risultati di tutto il Q1. Le misure di contenimento del virus, e soprattutto chiusura dei ristoranti e delle enoteche, hanno portato ad un significativo spostamento delle vendite di vino verso i supermercati, in negozi di alimentari e al canale on-line.
Ciò ha avuto esiti diversi nel business del vino a seconda della tipologia e della dimensione degli attori. I grandi imbottigliatori ad esempio hanno avuto beneficio dalla crescita delle vendite nei supermercati (+16,7% in media ponderata nel Q1) mentre per le cooperative il bilancio del primo trimestre rimane ancora equilibrato; i profitti derivati dalle vendite in supermercati e negozi di alimentari, oltre a quelli che vengono dalle vendite degli shop online, compensano infatti ancora le perdite portate dal blocco del settore della ristorazione e quelle derivate dall’export.
Le cantine invece, soprattutto quelle che indirizzano i loro prodotti verso enoteche, ristoranti e verso l’estero, sono già state fortemente colpiti da questa primo periodo di crisi.
In generale, infatti, le spedizioni dalle cantine sono diminuite nel primo trimestre 2020 del 12,7% sullo stesso periodo del 2019 e le perdite potrebbero continuare con un tasso del 12-15% al mese, e di circa il 50% in complesso nel secondo trimestre, se il settore della ristorazione, l’enoturismo e altre attività legate al vino (fiere, festival etc.) dovessero rimanere bloccate.
La sopracitata perdita nelle vendite deriva, come detto, soprattutto dal settore della gastronomia, responsabile per il 60% delle perdite, oltre che dalle enoteche (responsabili del 26% delle perdite), dalle esportazioni (23% delle perdite) e dalla vendita diretta in cantina (10% delle perdite).
Le spedizioni verso il settore gastronomia, che contano per il 43% di tutte le vendite delle cantine, sono infatti calate del 50% nel Q1 e l’export del 32,8%. Le spedizioni ai negozi specializzati sono diminuite del 22,6%, le vendite Dtc del 3%. È al contempo però cresciuto l’e-commerce – del 39% quello che passa attraverso gli shop online di proprietà delle aziende, e del 5,8% quello via retailer online – ma ciò non basta certo a far quadrare il bilancio.
Il sondaggio tra i produttori suggerisce poi uno scarso ottimismo in prospettiva futura.
Secondo l’86% di coloro che hanno risposto ai ricercatori dell’Università di Geisenheim, la chiusura forzata dei ristoranti causa pandemia porterà al fallimento di diverse attività e ad un calo di lungo periodo delle vendite di vino nel settore della gastronomia; gli stessi effetti avranno invece la chiusura delle enoteche per il 71% dei rispondenti. Le piccole cantine saranno quelle più colpite dalla crisi del Covid-19 secondo il 73% degli intervistati, mentre ben il 79% dichiara che la stessa crisi accelererà i cambiamenti strutturali del settore vitivinicolo, quando alcune attività falliranno e saranno costrette a chiudere.
FEB