Tra il 1988 e il 2017, il consumo annuo di vino in Giappone è cresciuto di quattro volte, da 950.000 a 3.364.000 ettolitri. Lo rivela un’analisi effettuata, a fine 2019, sui dati statistici della giapponese National Tax Agency e i cui risultati sono stati diffusi da nippon.com, portale d’informazione curato dalla Nippon Communications Foundation.
Quello giapponese è ancora oggi un mercato fatto in prevalenza da vino importato, in cui la produzione locale conta per il solo 5% (questo dato si riferisce al vino prodotto in Giappone da sola uva coltivata in Giappone, mentre sono esclusi i vini prodotti in Giappone con l’aggiunta mosti esteri; fonte Kirin CSV Report 2019).
Il Cile è oggi il primo importatore di vino in Giappone, forte anche di un accordo di libero scambio siglato nel 2015 con il Sol Levante, il Japan-Chile Economic Partnership Agreement (EPA). Grazie a questo accordo, il Cile ha superato la Francia, ora secondo importatore, cui seguono l’Italia e la Spagna. Ricordiamo che oggi anche l’Unione europea gode di un’intesa commerciale con il Giappone, l’EU and Japan’s Economic Partnership Agreement, che dal primo febbraio 2019 ha azzerato i dazi doganali per i vini e i vini aromatizzati, previa prova dell’origine UE del prodotto (si veda qui in proposito).
FEB