A partire dal giugno 2019 l’Australia è stata messa alla prova da un’eccezionale serie di incendi boschivi che hanno coinvolto diverse regioni vinicole del paese, ed in particolare quelle del Queensland, del New South Wales, del South Australia e dello stato di Victoria. Passate diverse settimane dal picco dei roghi, avvenuto tra dicembre 2019 e gennaio 2020, il settore vitivinicolo sta facendo i primi bilanci dei danni (per il vero, qualche primissima previsione era stata fatta già a gennaio, ne avevano parlato qui).
Secondo quanto riportato da ABC News a fine febbraio, ad emergenza sostanzialmente risolta, l’Australian Grape and Wine Incorporated (AWGI) stima che la Black Summer (così è stata definita questa terribile stagione d’incendi) abbia arrecato all’industria del vino australiano danni per circa 40 milioni di AUD (circa 22,5 milioni di euro), mentre molto più pessimista, la NSW Wine Industry Association parla di un impatto di 100 milioni di AUD (56,5 milioni di euro) per il solo Nuovo Galles del Sud, tenendo però conto anche delle gravi derivanti dalla diminuzione del turismo del vino. Il 10 marzo scorso invece, The Drinks Business ha pubblicato i dati di una nuova analisi dei danni condotta da Wine Australia, che già a gennaio aveva suggerito che fossero stati coinvolti dal fuoco circa 1500 ettari di vigneto, e quindi circa l’1% della superficie vitata del paese. La nuova stima, che computa sia i danni causati direttamente dal fuoco nei vigneti che quelli dovuti all’impatto del fumo, indica che potrebbero esserci state perdite per 60.000 tonnellate d’uva, cioè circa il 4% della produzione totale.
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